Il benessere delle famiglie in condivisione
L’ASSOCIAZIONE «AGENHA». Nata a Romano nel ’96, unisce una cinquantina di nuclei.
Insieme è più facile. Appare forse come uno slogan semplicistico e banale, eppure non lo è affatto. In questo credo e in questo perimetro si muovono da sempre gli intenti e le azioni di Agenha - l’Associazione genitori handicap di Romano di Lombardia. Era il maggio 1996 quando undici famiglie con figli con disabilità si incontrano, «quasi per caso, per risolvere un problema pratico legato alla gestione dei servizi», ricorda la vicepresidente Dina Maccarani.
L’ostacolo fu superato ma «ci si rese conto che incontrarsi era terapeutico - prosegue -. Stare insieme ci faceva stare meglio». Da lì è nata l’idea dell’associazione, dedicata non solo alla persona con disabilità ma al benessere dell’intera famiglia, «al fine di garantire una vita piena, in condizioni che garantiscano la dignità, favoriscano l’autonomia e agevolino una partecipazione attiva alla vita della comunità», dice la presidente Maddalena Paleari. Rete fra famiglie, dunque, ma non solo, perché Agenha ha sempre costruito relazioni e intrecci con attori e soggetti del territorio. È stata fra i soci fondatori del Cbi, ha creato collaborazioni con cooperative, oratori, associazioni, e ha dato vita a laboratori aperti all’intera comunità: «Siamo sempre stati convinti che la fragilità, come la diversità, è una risorsa. Per questo, in alcune attività, abbiamo coinvolto gli studenti ma anche i richiedenti asilo», proseguono.
I numeri dell’associazione
Oggi l’associazione conta una cinquantina di famiglie («Alcune, più giovani, sono arrivate dopo il Covid, spinte da bisogni e risposte immediati», spiega Maccarani) e una settantina di soci. Accanto ai tanti laboratori, da quello teatrale a quello di acquaticità, da anni Agenha lavora sul tema dell’autonomia abitativa. Gestisce «Casa di Agenha», in cui i ragazzi sperimentano vita autonoma e convivenze tra pari. Oggi l’associazione sarebbe pronta al passo successivo: la realizzazione di una «vera casa» in cui alcuni giovani possano vivere stabilmente durante la settimana: «È un desiderio dei ragazzi, ma anche dei genitori, che iniziano a guardare al futuro. Sarebbe bello vederli rientrare in famiglia solo per il pranzo della domenica», sognano la presidente e la vicepresidente.
Non mancano richieste più immediate. «C’è la necessità, ad esempio, di formare gli educatori dei Centri ricreativi estivi affinché siano capaci di accogliere al meglio bambini e ragazzi con disabilità, ma anche di dar vita a incontri dedicati all’orientamento scolastico». Tutte richieste che provengono dalle famiglie: «Cerchiamo di rispondere, passo passo - concludono -, senza sostituirci alle istituzioni e ai servizi, ma cercando sempre di integrare quello che manca». Ancora una volta insieme. Perché insieme è più facile e, forse, anche più bello.
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