
Il parente bergamasco di Francesco: «L’ultima chiamata tra noi a Natale»
LA STORIA. Maurizio Bracchino ha 63 anni, risiede a Mozzanica ed è cugino alla lontana del Papa defunto: per me era «Giorgio», diceva che Dio perdona sempre, è l’uomo che si stanca di chiedere perdono.
L’ultimo incontro di persona con Papa Francesco era avvenuto in occasione del 90° compleanno di sua mamma, Carla Rabezzana, nel 2022: Bergoglio andò in visita a Portacomaro, nell’Astigiano, terra di origine dei suoi avi, per fare gli auguri di persona alla cugina di secondo grado. «Avevamo in programma di fargli visita in autunno, poi avevamo deciso di andarlo a trovare per il Giubileo. Purtroppo, si è ammalato. Siamo andati a Roma venerdì scorso, abbiamo assistito alla cerimonia di chiusura della bara e anche al funerale». A parlare è il figlio di Carla, Maurizio Bracchino, 63 anni, 30 dei quali passati come specialista nel reparto di oculistica dell’Azienda ospedaliera di Treviglio.
Le visite innumerevoli
Risiede a Mozzanica ed è cugino alla lontana del Santo Padre. «La mia nonna materna era la cugina di primo grado di Mario, papà del Pontefice. Il nonno di Bergoglio, quando Mario aveva circa 11 anni, emigrò con la famiglia in Argentina. In Italia rimase solo il mio bisnonno, che ebbe tre figlie, tra cui mia nonna, Ines Bergoglio». Ma ad unire Maurizio e Papa Francesco, più che un legame di sangue, sono le innumerevoli visite di «Giorgio» - «abbia pazienza se ogni tanto mi esce questo nome, ma noi lo chiamiamo così», premette – ai suoi parenti piemontesi. Un rapporto alimentato negli anni, anche dopo la nomina a Cardinale, nel 2001, e l’elezione al soglio di Pietro, nel 2013. «Di ricordi ne ho una marea: la casa dove Giorgio è venuto per cinquant’anni è casa mia. Ha cominciato a venire da noi quando avevo 10 anni, nel 1971. Veniva tutti gli anni, rimaneva a dormire a casa nostra. Quando arrivava era una festa, momenti bellissimi. Ed è stato così per 30 anni, fino al 2001, quando è diventato Cardinale».
Anche da «porporato», comunque, le visite sono continuate. Anzi, una volta fu Maurizio a recarsi oltreoceano: «Era il settembre 2012, ho fatto un viaggio in Patagonia e ho avuto l’opportunità di andarlo a trovare a Buenos Aires (di cui Bergoglio divenne Arcivescovo nel 1998, ndr). Andava in giro a piedi, prendeva la metro e il pullman e la domenica mangiava con i poveri nelle mense di periferia. Sono ricordi meravigliosi di un uomo eccezionale, che quasi sapeva leggerti nel pensiero: non avevi bisogno di parlare, ti guardava con quegli occhi profondi e penetranti e aveva già capito che cosa volevi dire». Insomma, anche se «la consanguineità praticamente non esiste», Bergoglio e Maurizio hanno avuto un rapporto così stretto che «per me è come se fosse uno zio intimo». Quando non c’era la possibilità di vedersi di persona, non mancavano le telefonate premurose da entrambe le parti. «Ci sentivamo sempre durante le festività, per i compleanni e occasioni simili. Mia madre lo sentiva ogni mese, l’ultima volta il Giovedì Santo, cinque giorni prima che morisse. L’ultima chiamata tra me e lui risale invece a Natale: era un po’ acciaccato, ma lui diceva sempre che stava bene». Dei 12 anni di pontificato, c’è una cosa in particolare che ha colpito Maurizio. E cioè «la sua capacità di comunicare in modo semplice per le persone semplici. Per tutta la vita ha avuto un’attenzione particolare per gli ultimi, i poveri».
I preti «dove c’è bisogno»
A questo proposito, c’è un aneddoto risalente al primo anno da Papa: «Giorgio doveva celebrare la Messa di Natale. Mi diceva che era un po’ “pensieroso”: in San Pietro quel giorno c’erano 250 tra Cardinali e Vescovi e lui diceva di essere abituato a vedere i preti per strada, era convinto che dovessero stare “dove c’è bisogno”, come ha ripetuto in più occasioni». E poi c’è una frase, sul tema del perdono: «Diceva che Dio perdona sempre, è l’uomo che si stanca di chiedere perdono». Una caratteristica di Papa Francesco era anche lo spiccato senso dell’umorismo. «Mia mamma purtroppo non è potuta venire al funerale perché si è rotta la gamba. Quando, il Giovedì Santo, si sono sentiti il Papa le disse: “Menomale che non ti sei rotta la testa”».
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