Lo scalo merci chiude, ma il nuovo è lontano.Gli operatori lanciano l’appello al ministro

VIA GAVAZZENI . Il 30 agosto scadrà la proroga concessa da Rfi e la Cisaf si è rivolta con una lettera a Matteo Salvini. Le due aziende che operano sull’area difficilmente utilizzeranno quella di Rovato in attesa che si sblocchi Cortenuova.

È ancora pieno stallo per lo scalo merci a Bergamo. Da un lato la scadenza della proroga di Rfi (Rete ferroviaria italiana) sulla concessione dell’area il 30 agosto, dall’altro gli operatori che giudicano impraticabile il trasloco a Rovato, soluzione «tampone» individuata lo scorso dicembre dopo l’interessamento degli amministratori locali, in attesa che il progetto sul nuovo scalo a Cortenuova prenda corpo.

La chiusura dello scalo cittadino è quindi alle porte. E uno dei due operatori attivi sull’area, Andrea Callioni, amministratore unico Cisaf, ha deciso di interpellare anche il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini «chiedendo un suo intervento – si legge nella lettera – perché si apra un tavolo di confronto per capire come e dove poter garantire la continuità di questo importante servizio per le aziende». Se gli operatori vorranno proseguire con la loro attività dovranno spostarsi in provincia di Brescia, perché un’ulteriore proroga, al momento, è da escludere. Rfi ha già dato una risposta negativa e le istituzioni, a differenza di un anno fa, non hanno l’intenzione di intercedere. Per più di una ragione, a partire dai fondi che il Pnrr ha destinato per la nuova stazione europea e il polo intermodale di Bergamo, un progetto che deve rispettare i tempi dettati dal piano: via ai lavori nel 2024, conclusione del cantiere entro il 2026.

La prossima settimana è in programma un incontro in Provincia per fare il punto. Ma i due operatori (Cisaf e Lotrafer) non sono (al momento) intenzionati a spostarsi a Rovato. «Vorremmo restare dove siamo con una nuova proroga, chiedendo a tutte le istituzioni di spingere sul progetto di Cortenuova» spiega ancora Callioni di Cisaf. Che al ministro Salvini ha spiegato come «negli ultimi anni» si siano «adoperati affinché il servizio di trasporto merci ferroviario venisse trasferito in altra sede, coltivando attivamente vari progetti alternativi, in ultimo quello dell’area delle ex Acciaierie di Cortenuova che, tuttavia, è ancora lontano dal vedere la luce. Nonostante i nostri ripetuti sforzi, ad oggi non ci sono soluzioni concrete che consentano di garantire alle imprese bergamasche di fruire di un’area scalo sul territorio dopo agosto».

La voce delle istituzioni

Il presidente della Provincia di Bergamo Pasquale Gandolfi riconosce il valore dell’attività dello scalo «che – spiega -, permette di avere meno merci lungo le strade, soprattutto quelle pericolose». Ma per via Tasso, la soluzione, pur temporanea, c’è già. Si trova a Rovato: «Lo scorso anno, quando è stata richiesta una proroga a Rfi, è stato fatto un grande lavoro di ricucitura tra i diversi enti per tutelare lo scalo merci – continua Gandolfi -. Rfi ritiene idonea Rovato come soluzione transitoria, le due aziende hanno avuto otto mesi di tempo per chiedere eventuali modifiche o adattamenti. Lo scalo di Bergamo non è più disponibile, perché legato ai progetti del Pnrr e alle sue tempistiche. Nel frattempo si continua a lavorare sul progetto di Cortenuova, il nostro obiettivo è che lo scalo merci resti in provincia di Bergamo, ma servono tempistiche adeguate».

Anche l’assessore alle Infrastrutture di Regione Lombardia Claudia Terzi rimette sul tavolo degli imprenditori la soluzione di Rovato, su cui già le istituzioni si sono spese nel dialogo con Rfi: «In passato - spiega - Regione si è già fatta parte attiva per cercare una mediazione sulla questione tanto che si è arrivati a un’ulteriore proroga che però Rfi aveva già precisato dover essere intesa come ultima atteso che i lavori sulla stazione di Bergamo devono partire quanto prima per poter essere coordinati con il raddoppio Ponte-Bergamo. Elementi questi ultimi che non possono essere trascurati e posti alla base di qualsiasi ulteriore decisione». Non ci gira attorno il sindaco di Bergamo Giorgio Gori: «Quando aveva senso chiederle, il Comune di Bergamo ha chiesto e ottenuto proroghe. Ma sono passati sette anni da che Sistemi urbani ha comunicato la necessità di spostare lo scalo merci. Adesso non ritengo che ci siano più spazi per lavorare su altri rinvii».

L’opzione Rovato

L’opzione bresciana «non è praticabile», insistono però gli operatori. Entra nel tecnico Callioni: «L’area messa a disposizione, è quasi la metà rispetto a quella in uso Bergamo ed è ulteriormente penalizzata della presenza del binario per Iseo di Ferrovie Nord che limita ulteriormente lo sfruttamento del sedime e la possibilità di trasferimento del traffico gravante su Bergamo». Alternativa al trasloco a Rovato è lo spostamento delle merci «su altri terminal operativi in Lombardia – accenna Callioni -. Ma sono pochi e ci sono costi maggiori». Allineato alla posizione di Callioni, Roberto Todisco di Lotrafer, l’altra società operativa sullo scalo: «La proposta avanzata da Rfi, di spostarci a Rovato non è praticabile e nemmeno seria - conclude Todisco -: non si può soddisfare il bisogno di una provincia andando a Brescia, dovendoci spostare di 30-50 km, considerando che ci sono trasporti eccezionali. E in un momento in cui tutti parlano di politiche green a Bergamo, con il suo tessuto produttivo, chiudono lo scalo».

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