
( fotoservizio yuri colleoni)
LA RICOSTRUZIONE. Ustioni di secondo grado per madre e figlio, feriti anche marito e altro figlio. Evacuate 42 persone a Bagnatica, sei ospitate dalle suore. Attivate le assicurazioni e le banche per i mutui: che cosa succede ora.
Bagnatica
I piloni in cemento armato che sorreggono la palazzina ricurvi, la cancellata in ferro spazzata via e piegata, i muri divisori e perimetrali dell’appartamento praticamente scomparsi e i calcinacci – anche blocchi di un metro quadrato – sbalzati a metri di distanza. Fa davvero impressione vedere quel che resta dell’appartamento a pianterreno dello stabile C del complesso residenziale «Isolabella», nell’omonima strada della periferia di Bagnatica. Pochi minuti prima delle 6,30 di martedì mattina (27 maggio) questo tranquillo quartiere residenziale è stato svegliato da un boato, la cui onda d’urto ha danneggiato – in maniera seria o lieve a seconda della distanza – una ventina di abitazioni del circondario. Lo scoppio è stato causato da una fuga di gas e la «miccia» involontaria sarebbe stata innestata quando la padrona di casa dell’abitazione da cui è partita l’esplosione – la quarantanovenne Lorenza Gandi – ha acceso il fornello per preparare la colazione.
È stata investita dall’esplosione – violentissima – che ha trasformato, in un istante, la sua abitazione in un cumulo di macerie. Macerie sotto le quali è rimasta intrappolata per alcuni minuti, prima che alcuni vicini di casa la soccorressero. Ha riportato ustioni di secondo grado ed è ricoverata – intubata e sedata, ma non in pericolo di vita – al Centro grandi ustionati del Niguarda di Milano. Stessa sorte per il figlio sedicenne, che ha a sua volta riportato ustioni di secondo grado, senza essere per fortuna travolto dalle macerie.
Lui e la mamma, soccorsi dal 118, sono stati inizialmente portati con le ambulanze all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, stabilizzati e trasferiti a Milano. In casa c’erano anche il marito Piero Cabras, anche lui quarantanovenne, e il figlio maggiore della coppia, di 17 anni: sono rimasti feriti, ma in modo meno grave degli altri due familiari. Sempre con le ambulanze sono stati trasportati all’ospedale di Seriate in codice giallo. Tutti e quattro erano comunque coscienti – e comprensibilmente sotto choc – all’arrivo dei soccorritori. Anche altre due persone sono rimaste ferite: una vicina di casa di 74 anni, che ha riportato qualche escoriazione per le conseguenze del crollo di una parete di casa e che è stata a sua volta trasferita al Bolognini di Seriate, ma in codice verde. E un’altra vicina di casa, una donna di 61 anni che abita nella palazzina accanto a quella teatro dello scoppio e che è stata investita dai detriti e da una parete mentre era a letto, a pianterreno: portata in ospedale dai familiari, non è grave.
In totale i vigili del fuoco, la protezione civile, la Croce rossa e i carabinieri hanno evacuato 42 persone residenti tra la palazzina «C» teatro dello scoppio (e dichiarata inagibile) e quelle attorno: sei di loro (due famiglie) non hanno potuto trovare ospitalità e, tramite il Comune, sono state ospitate dalle suore della Sacra Famiglia di Comonte. Del resto, i danni strutturali alla palazzina – formata in tutto da dieci appartamenti, cinque a pianterreno e altrettanti al primo piano, costruiti tra il 1984 e il 1986 ma più volte ristrutturati negli anni – sono davvero consistenti. Dell’appartamento dove è partito lo scoppio non rimane praticamente più nulla: i muri perimetrali sono stati schizzati all’esterno e i tramezzi interni sono crollati. Di fatto sono rimasti in piedi – anche se alcuni piegati e seriamente danneggiati – i piloni di sostegno. Anche il muro divisorio con l’appartamento accanto, a pianterreno, è crollato.
Completamente distrutto il mobilio delle due case, schizzato all’esterno assieme agli infissi e alle suppellettili. Il giardino si è trasformato in un cumulo di macerie, con le recinzioni che, benché in ferro battuto, sono state piegate dallo scoppio. Per non parlare delle siepi e delle piante dei giardini divisori. I calcinacci sono stati scagliati come proiettili verso le case vicine e, forse solo perché era ancora presto, per fortuna in giro non c’era nessuno. E a guardare le condizioni della palazzina da dove è partito lo scoppio sembra davvero un miracolo che non ci siano state vittime. L’allarme è stato immediato e in via Isolabella sono intervenuti in forze i mezzi di soccorso. In particolare i vigili del fuoco dell’Usar, acronimo di «Urban search and rescue», ovvero i pompieri specializzati nelle ricerche sotto le macerie: ne sono arrivate squadre Usar da Bergamo, Monza, Lecco e Brescia. Trasferiti in ospedale i feriti, è stato allestito un punto di coordinamento proprio davanti all’ingresso del complesso residenziale, con i gazebo di vigili del fuoco, Croce rossa e protezione civile. Ai residenti sfollati sono stati forniti assistenza – qualcuno è stato medicato sul posto per ferite lievi causate dai calcinacci – e anche generi alimentari mentre i vigili del fuoco verificavano le condizioni di ogni appartamento.
I vigili del fuoco hanno parlato fin da subito di una «probabile fuga di gas»
Il complesso Isolabella è formato da cinque strutture gemelle e soltanto la palazzina da dove è partito lo scoppio è stata dichiarata inagibile e puntellata dagli stessi pompieri per evitare ulteriori crolli. Difficile che possa tornare a essere fruibile in tempi brevi perché – è stato spiegato ieri ai residenti – necessiterà di un sostanziale intervento edilizio. In via Isolabella è arrivata anche l’amministratrice condominiale Floriana Amidoni, della «Condoberg Srl»: ha informato tutti i condomini di contattare le proprie assicurazioni per aprire la procedura di sinistro, oltre alle banche per gli inquilini che hanno in corso un mutuo. Ma, al di là di questi aspetti, tutti ieri si domandavano cosa avesse causato lo scoppio. I vigili del fuoco hanno parlato fin da subito di una «probabile fuga di gas».
Ipotesi che, con il passare delle ore, si è fatta più concreta, vista la ricostruzione dei fatti e il racconto di chi era presente, a partire da Lorenza Gandi che, senza immaginare cosa sarebbe accaduto, ha compiuto il quotidiano atto mattutino di accendere il fornello. Le cause dello scoppio sono comunque al vaglio del nucleo investigativo antincendio dei vigili del fuoco. E attorno alla fuga di gas si è creato un giallo, che nelle prossime ore la Procura (titolare del caso è il pm Guido Schininà) potrebbe voler chiarire: alcuni residenti hanno infatti riferito che da alcuni giorni nella zona si sentiva odore di gas. Non solo. Qualcuno ha raccontato che c’erano state delle segnalazioni. Ma a chi? Il vicesindaco Federico Colleoni, giunto sul posto, ha effettuato una verifica con l’Ufficio tecnico: «Non risultano segnalazioni né scritte né orali, né telefonate su fughe di gas». Analoga risposta dall’amministratrice condominiale: «Non ci erano arrivate segnalazioni del genere». Idem dai carabinieri: nessuno li avrebbe contattati. Ora, tuttavia, i residenti guardano al futuro e si chiedono se e quando potranno fare ritorno nelle loro case.
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