«Non volevo ucciderlo. Mi ha picchiata, ma salvatelo: lo amo»

Morengo.Gli attimi concitati dell’omicidio di Emperor raccontati dalla compagna finita in cella per omicidio. «Sono sempre stata maltrattata, però restavo con lui».

«Non l’ho fatto apposta... sono stata picchiata... aiutatemi, salvatelo», urlava ai soccorritori del 118 che avevano appena varcato la soglia, Sandra Fratus, 51 anni, mentre stava cercando di praticare un massaggio cardiaco al compagno. In quegli attimi Ernest Emperor Mohamed, nigeriano di 30 anni, stava morendo per la coltellata che la donna gli aveva sferrato al petto durante una lite scoppiata intorno alle 23 di venerdì scorso, nell’appartamento di via Umberto I a Morengo dove i due convivevano da aprile. «Non volevo, mi ha picchiata, io lo amo», si disperava la 51enne. Sul pavimento, insieme all’arma usata per uccidere, stoviglie rotte più altri resti di una colluttazione e di una vita difficile. Liti frequenti, droga, botte subite, lei che - come ha raccontato agli inquirenti il figlio avuto da un’altra relazione - più volte s’era rivolta al pronto soccorso senza mai rivelare ai medici i motivi delle lesioni che venivano refertate. Una vicenda che si è consumata «nel quadro di uno stato di sostanziale emarginazione sociale», annota il gip Lucia Graziosi nell’ordinanza di convalida.

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Al pm Emma Vittorio e ai carabinieri di Treviglio la donna, finita in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal rapporto di convivenza, ha dichiarato che il compagno era uscito la mattina per andare a Novara a sostenere l’esame della patente e che era rincasato a tarda sera, visibilmente ubriaco. «Quando l’ho visto rientrare - ha spiegato Sandra Fratus, difesa dall’avvocato Vanessa Bonaiti - ho avuto una strana sensazione, una sensazione di paura (...) Quando Ernst era ubriaco usava l’espressone “my love (mio amore, ndr)” per farsi perdonare», ma quella sera «ho capito subito che c’era qualcosa che non andava perché lui è entrato in silenzio, mentre di solito rientrava brontolando». «È rimasto in silenzio, per istigarmi».

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Spesso mi umiliava (...) Sono sempre stata maltrattata da Ernest, ma nonostante questo e nonostante le tante rinunce, ho continuato a stare con lui»

«Sono sempre stata maltrattata»

Il nigeriano s’era innervosito perché non trovava il carica batterie del cellulare. «Ha iniziato a dare calci al calorifero e a lanciare oggetti, io l’ho invitato a stare calmo perché già avevo problemi con la proprietaria di casa. Ernest ha divelto due ante dell’armadio». All’improvviso lui «mi ha girato il braccio e mi ha lanciato sul letto facendomi battere la schiena sulla testata. A questo punto mi sono messa a piangere, mentre Ernest continuava a lanciare oggetti in giro e a offendermi. Spesso mi umiliava (...) Sono sempre stata maltrattata da Ernest, ma nonostante questo e nonostante le tante rinunce, ho continuato a stare con lui». «Non riuscivo a rialzarmi perché mi faceva male il ginocchio e gli ho chiesto di aiutarmi ad andare in sala perché avrei dormito sul divano». Ma l’uomo, è la versione della 51enne, le avrebbe risposto: «Muori!». Dopo che lei s’era rialzata, il nigeriano le aveva rifilato una gomitata. «Gli ho chiesto di andarsene dai suoi amici e di non picchiarmi più».

Il racconto di Fratus prosegue con lui che accusa un malore «forse dovuto all’alcol» e lei che va a scaldare la cena al compagno. Si giunge a un certo punto in cui il nigeriano è seduto a tavola e la donna in piedi vicino a lui, «secondo le usanze di Ernest», perché lei «si poteva sedere solo se aveva il permesso dell’uomo». In quel momento si sente arrivare l’auto del figlio della donna, precedentemente allertato dalla 51enne. «A questo punto Ernest ha cambiato nuovamente tono di voce, riprendendo a offendermi. Sono andata in cucina arrabbiata per buttare via la cena. In questo frangente Ernest mi è venuto incontro e mi ha colpito in volto, non so se con uno schiaffo o con un pugno. Ho sentito dolore». Nel raccontarlo Sandra Fratus ha poi mimato la coltellata inferta al convivente e ha continuato a piangere a dirotto. «Ero stanca di prendere botte, quando ho sentito dolore al volto, quando gli occhiali hanno sbattuto sul viso, ho sentito un dolore fortissimo e... non ci credo che ho preso il coltello. Il coltello era sulla tavola. Quando ho colpito Ernest, lui ha tentato di prendermi per il bavero e in questa occasione credo di averlo colpito. Ernest ha aperto il cassetto delle posate dopo essere stato colpito da me, l’ha aperto talmente forte da romperlo».

Lunedì l’autopsia

La donna aveva «numerose ecchimosi, al naso, così come graffi e lividi, sulle braccia e sulle gambe», si legge nell’ordinanza di convalida del gip Lucia Graziosi. Dalle analisi del sangue è risultato che Fratus aveva assunto sostanze stupefacenti. L’autopsia sul corpo della vittima è in programma lunedì. I carabinieri hanno interrogato anche due vicine che tra le 23 e le 23,30 avevano sentito le urla. Una, attraverso lo spioncino, aveva notato Emperor uscire sul pianerottolo seguito da Fratus che urlava: «Dove vai? Ritorna, non andare via». La vicina aveva poi visto i due tornare in casa da cui subito dopo - si legge nell’ordinanza - «proveniva trambusto con rumori di vetri infranti, oltre a grida dell’uomo (...) quindi un forte tonfo unitamente al pianto della donna». Subito dopo giungeva il figlio della 51enne e poi i soccorsi. «È morto, è morto, non respira più», aveva urlato Sandra. Il gip ha disposto la custodia in carcere perché «le modalità e le circostanze denotano una spiccata pericolosità sociale». Il giudice paventa il pericolo di reiterazione del reato nei confronti di «soggetti che l’indagata possa ritenere abbiano sfavorevolmente influito sul rapporto col compagno» e sottolinea le «elevate criticità caratteriali che appaiono caratterizzare, in negativo, la personalità di Fratus».

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