Professoressa con lavori extra deve risarcire 39mila euro

TREVIGLIO. Ex docente dell’Itc aveva due società ed era consulente fiscale. Condannata dalla Corte dei Conti.

Treviglio

La Procura della Corte dei Conti della Lombardia aveva chiesto la condanna di un ex docente dell’Itc di Treviglio a risarcire al ministero dell’Istruzione e del Merito un danno erariale di circa 116mila euro. Dopo essere stata ammessa alla definizione del giudizio contabile con rito abbreviato, l’ex insegnante, 66 anni, se l’è cavata, versando «solo» 39mila euro. Vale a dire, un terzo del danno contestato.

Ad innescare il procedimento della magistratura contabile regionale era stata un’inchiesta della Compagnia di Treviglio della Guardia di finanza da cui si evinceva che la donna, «sebbene impiegata nel decennio 2010-2020 come docente a tempo indeterminato - con orario di lavoro a tempo parziale superiore al 50% - presso l’Itc Oberdan di Treviglio, parallelamente, si dedicava ad attività di lavoro tanto commerciale quanto autonomo». Nello specifico, risultava «iscritta nel registro dei revisori legali e consulente tributarista qualificato», nonché «titolare di uno studio di consulenza fiscale e amministratore unico di due società»: la prima rendeva attività di consulenza contabile e fiscale; la seconda aveva come oggetto la costruzione di edifici residenziali e non residenziali».

Se è vero che per la maggior parte degli anni scolastici l’insegnante aveva presentato all’amministrazione istanze volte esclusivamente ad ottenere autorizzazioni allo svolgimento di attività extra-scolastiche libero-professionali in deroga che erano state sempre concesse, è altrettanto vero che per 4 diversi anni scolastici aveva omesso di presentare qualsivoglia istanza di autorizzazione, pur continuando a svolgere attività professionale extra-istituzionale.

Oggetto di un procedimento penale per truffa aggravata e falsità ideologica per l’assunzione di incarichi privati incompatibili e non autorizzati in costanza di rapporto di pubblico impiego, la docente, dopo la riqualificazione delle ipotesi di reato in indebita percezione di erogazioni pubbliche, aveva ottenuto il non luogo a procedere dal Tribunale di Bergamo. Irrilevante dal punto di vista penale, la questione rivestiva comunque un evidente rilievo erariale. Da qui l’iniziativa della Procura della sezione lombarda della Corte dei Conti sfociata nella richiesta di condannare l’ex insegnante al risarcimento di un danno erariale di 116mila euro, di cui oltre 56mila per i compensi maturati da attività di lavoro autonomo non autorizzata e non riversati e quasi 60mila a titolo di danno per l’assunzione di incarichi di amministratore unico in regime di incompatibilità assoluta. A chiudere il contenzioso contabile l’avvenuto bonifico di 38.700 euro da parte della donna.

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