«Ragazzi, siate il meglio: spesso sapete sorprenderci»

Treviglio. Dopo due anni di pandemia, ieri 1.800 persone dai Salesiani. La Messa di don Bosco celebrata nel palazzetto dal vescovo di San Marino.

«Quando eravate ragazzi vi volevo bene, ora che siete adulti vi voglio bene ancora di più». Ha voluto concludere con questa frase di San Giovanni Bosco la Messa che il vescovo di San Marino, monsignor Andrea Turazzi, ha celebrato ieri sera (venerdì 27 gennaio) in un palazzetto Zanovello finalmente tornato gremito dopo i due anni di pandemia. Di fronte alla gigantografia del santo patrono dei giovani, realizzata con un collage di foto degli studenti, dai Salesiani di Treviglio – che quest’anno festeggiano tra l’altro i 130 anni di presenza in città – si sono radunate oltre 1.800 persone, tra studenti, genitori, insegnanti, ex allievi e autorità.

A fare gli onori di casa il direttore, don Renato Previtali, e il parroco, monsignor Norberto Donghi, che hanno concelebrato – assieme a numerosi salesiani – la Messa di don Bosco con il vescovo di San Marino, repubblica che appartiene all’Ispettoria salesiana lombardo-emiliana. Presenti tutte le autorità della città e del territorio. «Don Bosco mi piaceva fin da quando ero ragazzo perché sapeva trovare nei mediocri come me qualcosa di speciale e di unico – ha detto monsignor Turazzi nell’omelia –: si racconta che una volta, da giovane sacerdote, calmò il suo prevosto di allora che inseguiva un monello con la scopa. Fermatolo, chiese al ragazzo cosa sapesse fare: “Sai leggere? Sai scrivere? Sai fare qualche conto?”, ottenendo tutte risposte negative. Allora don Bosco gli chiese: “Sai fischiare?”. E il ragazzo, sorridendo, fece un fischio incredibile. Con quel ragazzo don Bosco ha avviato una rivoluzione pedagogica e ha iniziato l’esperienza dell’oratorio. Ecco cosa mi piace di don Bosco: crescendo, ho capito che per sbocciare ci vuole la fiducia e la stima di chi ti educa e di chi ti è accanto. Io sono figlio di un ortolano e so bene che le piantine, perché crescano, hanno bisogno del sole, del calore, dell’acqua: tutto ciò che fa sbocciare. Sono sicuro che tutti voi ragazzi siate un capolavoro, un pezzo originale e unico. E che spesso sapete sorprendere anche noi adulti».

E ha aggiunto: «Certi modelli sono inarrivabili e c’è il pericolo di diventare dei gregari. Non lasciate che sia lo specchio a dirvi chi siete, perché in voi c’è qualcosa di profondo che deve sbocciare e crescere. Martin Luther King diceva: “Se non potete essere un pino sulla cima del monte, siate un piccolo cespuglio nella valle, ma siate il miglior piccolo cespuglio sulla sponda del ruscello. Se non potete essere una via maestra, siate un sentiero, ma il sentiero più bello possibile. Se non potete essere il sole, siate una stella. Siate dunque il meglio di qualunque cosa che siete. Cercate ardentemente di capire a cosa siete chiamati e poi mettetevi a farlo appassionatamente”».

A monsignor Turazzi è stata poi donata la prima copia del nuovo annuario del centro salesiano, con le foto dell’anno di attività di tutti i 1.200 ragazzi, dalle elementari alle medie, alle superiori. A margine della cerimonia il vescovo di San Marino, che è originario della provincia di Ferrara, ha poi raccontato al sindaco Juri Imeri che il padre aveva vissuto a Treviglio per alcuni anni e che in città abitano ancora alcuni suoi pronipoti. La Messa si è conclusa con l’inconfondibile inno «Giù dai colli» che, dopo due anni di assenza, riecheggiando nel palazzetto dello sport ha fatto venire i brividi a tutti i presenti.

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