Restò paralizzato dopo il pestaggio dei banditi: addio a Nello Balestra

IL LUTTO. Nel 2014 Giovanni e il figlio Adriano furono aggrediti per rapina: «Voleva tornare a camminare e lavorare». Lunedì 7 luglio i funerali.

Cividate

Quanto vissuto 11 anni fa gli aveva lasciato ferite inguaribili nel corpo. Ma non gli aveva piegato lo spirito combattivo e fatto perdere quella bontà e positività d’animo che hanno animato le sue azioni fino all’ultimo. Cividate piange Giovanni «Nello» Balestra, morto sabato 5 luglio nella sua abitazione a 83 anni.

I fatti del 2024

Nel 2014: lui e il figlio Adriano, allora di 45 anni, furono vittime di un brutale pestaggio da parte di quattro malviventi di origine romena che si erano introdotti all’interno della loro azienda, la Bm Officine Meccaniche, per rubare del materiale ferroso. I quattro, dopo essere stati colti sul fatto da Adriano, non si erano dati alla fuga ma avevano aggredito l’uomo. In suo aiuto era accorso il padre, picchiato anche lui selvaggiamente e colpito pure con una sbarra di ferro. Giovanni, per le gravissime ferite subite, era entrato in coma e costretto a un lungo periodo di degenza in ospedale. Purtroppo dal punto di vista fisico, non era più riuscito a riprendersi completamente da quanto subito: la parte sinistra del corpo, con braccio e gamba, era rimasta paralizzata.

«Non si era mai rassegnato»

«Nonostante ciò – sostiene il figlio Adriano – non si è mai rassegnato a non camminare. Era un uomo di una volta che non conosceva il significato di arrendersi. Voleva tornare a muoversi da solo e, per questo motivo, faceva terapia tutti i giorni. E voleva pure riprendere la patente. Ovviamente noi sapevamo che sarebbe stato impossibile, ma non smettevamo mai di incoraggiarlo».

«Io e mio padre abbiamo deciso di lasciarci tutto alle spalle e di non parlarne nemmeno più. Lui la cattiveria non sapeva cosa fosse»

I quattro malviventi che avevano aggredito nel 2014 Giovanni e Adriano Balestra erano stati rintracciati in Romania dopo indagini e complesse durate un anno. Processati in Italia, erano stati condannati nel 2017 per i reati di rapina aggravata, tentato omicidio e lesioni personali con pene fra i 4 e gli 8 anni. Pene su cui «Nello» non aveva mai voluto esprimere un commento. «Dopo quanto accaduto – rivela ancora il figlio – io e mio padre abbiamo deciso di lasciarci tutto alle spalle e di non parlarne nemmeno più. Lui la cattiveria non sapeva cosa fosse».

Lunedì i funerali

La camera ardente di Balestra, che lascia nel dolore la moglie Lucia, i figli Adriano e Fabio oltre che due nuore e due nipoti, è stata allestita a Cividate nella casa del commiato, in via Trieste 5. Il funerale sarà celebrato lunedì 7 luglio, alle 10, nella parrocchiale. Sono state tantissime le persone che sabato 5 si sono recate a porgere le condoglianze ai famigliari. Alcune di loro hanno confessato di ricevere spesso telefonate da Nello: «Era anche così che passava le giornate – afferma ancora Adriano –. Telefonava ai suoi amici per chiedere come stavano loro e i loro famigliari». E non mancava anche di interessarsi all’azienda di famiglia.

«Ogni tanto – conclude Adriano – per scherzare gli dicevo: “Dai vieni in azienda che c’è del lavoro da fare sul tornio”. E lui rispondeva: “Sì, sì, adesso vengo”. Non ha mai voluto mollare. Anche la notte prima di morire ha cercato in tutti i modi di rimanere aggrappato alla vita. Alla fine ha dovuto arrendersi, ma l’ha fatto serenamente».

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