Stregato dalla voce di Alex Baroni, ora supera la disabilità sul palco

La storia di Federico Martello: affetto da tetraparesi spastica, è diventato famoso per la partecipazione a «All together now».

«C’è sempre una seconda occasione per riscrivere il finale» canta Federico Martello nel brano «Non esiste il destino». Ed è proprio così che lui vive da sempre: pronto a ricominciare dopo ogni caduta, con determinazione e coraggio, per inseguire i suoi sogni. Originario di Partinico, in provincia di Palermo, in Sicilia, da anni ormai vive a Verdello. Dalla nascita deve fare i conti con la tetraparesi spastica, una patologia che condiziona le sue possibilità di movimento, ancor di più dopo un grave infortunio subito nel 2012, e si sposta con una sedia a rotelle. Sono tante le barriere architettoniche e culturali che ha incontrato sul suo cammino, ma nonostante tutto ha continuato a coltivare la sua passione più grande, il canto. Nel 2019 ha partecipato al game show musicale «All together now» condotto da Michelle Hunziker su Canale 5, ma è da quando aveva 24 anni che sale sul palco di festival musicali di tutto il mondo sfidando gli stereotipi sulla disabilità e lanciando un messaggio di speranza. «I miei genitori - sottolinea Federico - mi hanno abituato a pensare che nella vita non ci sia nessun ostacolo insormontabile. E se si presenta bisogna abbatterlo».

La sua famiglia gli ha offerto sostegno e slancio. «Quando ero piccolo non mi rendevo conto di quanto potesse pesare la mia disabilità - ricorda Federico -. Ho incominciato a preoccuparmene quando mi sono accorto che la gente per strada mi guardava. Mio padre Vincenzo, mia madre Vincenza e i miei due fratelli maggiori si sono impegnati al massimo perché non restassi isolato e potessi sentirmi a mio agio in qualunque contesto. Sono cresciuto tra San Cipirello e Grisì, frazione di Monreale, dove c’erano i miei nonni. Da bambino riuscivo ad alzarmi e a muovere qualche passo con le stampelle. La prova più grande, per me, era attraversare la piazza del paese, perché mi sentivo gli sguardi di tutti puntati addosso. Mia madre insisteva, dicendomi: oggi ti guardano, domani ti sorrideranno, non farci caso. Col tempo ho fatto miei questi insegnamenti. “Diverso” è una parola fuorviante: ho capito che ognuno ha qualcosa di particolare e di speciale».

La lotta per l’indipendenza

Così Federico ha imparato a considerare quelli che per altri sono limiti da un altro punto di vista: «Lavoro, pratico sport, sono un artista, ho trovato i miei spazi di espressione. Ho imparato che è sbagliato precludersi a priori qualsiasi attività. Ci vogliono, ovviamente, buon senso e sano realismo. Nessuno può afferrare la luna, bisogna porsi obiettivi praticabili, ma i miei mi hanno spronato a inseguire i miei desideri e a pensare che con impegno e tenacia avrei potuto realizzarli».

Ha lottato per essere indipendente. «Già negli anni in cui frequentavo la scuola superiore avevo trovato un lavoro, perché mi piaceva mettere in pratica ciò che studiavo». Se è vero, come scriveva Platone, che «la musica è per l’anima ciò che la ginnastica è per il corpo», Federico ha iniziato presto i suoi allenamenti: «La scintilla è scoccata quando avevo otto o nove anni. Ero seduto sulle gradinate della chiesa del mio paese. C’era un concerto, ho sentito Alex Baroni cantare “Onde”, ero affascinato. Da quel momento ho desiderato riuscire a cantare come lui. L’amore per la musica è cresciuto in casa: uno dei miei fratelli suonava il basso, l’altro la batteria, mia madre ascoltava la radio e cantava. Mi hanno regalato una tastiera e ho iniziato a strimpellare».

La svolta, però è arrivata quando si è impegnato a organizzare un musical coinvolgendo tutti i ragazzi del paese: «Sono venute a vederci quasi tremila persone. Era la prima volta che cantavo in pubblico. Le mie esibizioni fino a quel momento si erano limitate all’ambito familiare, a volte per sfogarmi, o per superare qualche momento difficile, per esprimere emozioni che non riuscivo a tradurre in parole. Mi sono accorto che questa esperienza mi piaceva. Così ho iniziato a pensare che avrei potuto studiare seriamente canto».

Dalla Sicilia a Verdello

A 19 anni è andato via dalla Sicilia. «Non è stato facile convincere mio padre. Ero il più piccolo, avevo una disabilità, lui avrebbe voluto proteggermi dalle asprezze della vita. Mia madre, al contrario, mi diceva: vai, devi imparare a vivere, devi scavarti la tua strada. Mi sarebbe piaciuto andare a Milano, ma ho accettato un compromesso e mi sono spostato in Toscana dove c’erano i miei fratelli». Federico ha iniziato a frequentare la facoltà di Scienze economiche e bancarie e poi, quasi per scommessa, si è iscritto all’Accademia di Musica Diapason di Siena. Sono stati anni di studio «matto e disperatissimo» come scriveva Leopardi. Lavorava, seguiva le lezioni universitarie «e per quelle che saltavo mi passavano gli appunti», la sera andava all’Accademia, e poi tornava a casa e studiava, spesso per tutta la notte. «Ho proseguito con questo ritmo per due anni, poi ho avuto un crollo, mia madre mi ha detto di darmi una regolata».

All’Accademia ha iniziato con la musica classica ma poi è passato all’improvvisazione jazz: «Un’impostazione troppo rigida non era adatta a me. Sono uno spirito libero anche nel canto».

Ha ripreso in mano il progetto di iscriversi all’Accademia di Canto Vocal Classes di Luca Jurman - vocal coach di Alex Baroni - a Milano: «Ho partecipato alle selezioni senza dire nulla a nessuno, per non suscitare proteste in famiglia prima di avere la certezza di trasferirmi. Quando mi hanno ammesso ho fatto il pendolare per qualche mese, per tre giorni alla settimana. Erano quattro ore di macchina, partivo al mattino e tornavo la sera. Poi ho trovato lavoro e un posto dove vivere a Milano, ci sono rimasto per un anno. I ritmi, però, erano troppo caotici e faticosi: un traffico incredibile, giri infiniti per trovare parcheggio, mi stancavo troppo. Nel frattempo ho incontrato Giancarlo Cicolari che per me non è solo un manager, ma un amico e parte della mia famiglia. È stato lui a consigliarmi di visitare Bergamo. Mi è piaciuta subito, è più tranquilla e vivibile, con ritmi adatti alle mie esigenze. Quando ho deciso di mettere radici, poi, ho scelto un centro ancora più piccolo, perché mi mancava la dimensione del paese che avevo vissuto in Sicilia, così sono approdato a Verdello, dove mi trovo benissimo: abito in centro, tutti i servizi sono a portata di mano. Certo anche in Bergamasca - come nel resto d’Italia -, sul piano dell’accessibilità c’è ancora molto lavoro da fare». Il cantante si impegna attivamente su questo fronte sostenendo l’attività dell’associazione Peba Onlus nell’ambito dell’eliminazione delle barriere architettoniche.

Ha trovato una nuova occupazione in un’azienda, «perché in Italia non si riesce a vivere solo si musica», ma ha proseguito di pari passo il suo percorso artistico: «È una parte essenziale della mia vita, alla quale non potrei mai rinunciare, uno strumento speciale di espressione. Mi piace pensare di poter trasmettere emozioni e far sognare le persone». Dal 2006, quando aveva 24 anni, ha partecipato a festival musicali in tutto il mondo, raccogliendo molti successi. «Ho iniziato in Italia, a Sain Vincent, dove ho ottenuto il terzo posto. Poi ce ne sono stati moltissimi altri. Ho tentato tanti provini per i reality show, ma inizialmente non sono stato bene accolto. Mi è capitato di sentirmi dire che ero bravissimo ma non mi avrebbero comunque scelto per evitare pietismi in tv. In quel momento ero arrabbiato e abbattuto, avrei voluto smettere, invece il mio manager mi ha spronato a continuare, ad ampliare i miei orizzonti alle manifestazioni internazionali. Così mi sono ritrovato a New York e poi ho partecipato alla tournée con i ragazzi della trasmissione “Ti lascio una canzone” con Antonella Clerici. Poi sono partito per la Polonia».

Il grave infortunio sul lavoro

Nel 2012 un grave infortunio sul lavoro ha provocato una battuta d’arresto: «Le mie condizioni fisiche sono peggiorate - spiega Federico -. Sono stato costretto a una lunga pausa prima di riprendere i miei viaggi. Nel 2017 sono stato a Gibilterra e poi in Russia». Federico ha intrecciato nuovi legami, è entrato in contatto con diverse culture e tradizioni, anche musicali: «È stato un periodo denso di sfide e di soddisfazioni. Ci sono state nuove esibizioni a Mosca, San Pietroburgo, e nel 2019 a Ulan Udè in Siberia, un posto freddissimo dove la gente era molto amichevole e dove ho conquistato il premio “Star della Buriazia” cantando una canzone in buriato, una lingua mongolica a rischio di estinzione secondo l’Unesco». Poi sono arrivati i successi di «All together now» che lo hanno fatto conoscere al grande pubblico anche in Italia. «Non è stato sempre facile, anche in questa occasione ho dovuto affrontare pregiudizi e la tendenza dei social network ad alterare la realtà. È stata comunque una bellissima esperienza, sono arrivato in finale e la considero una grande vittoria».

Gli spettacoli di successo

Federico ha partecipato anche ad «All together now» in Russia: «Era gennaio del 2020 e già si vedevano i primi segni della pandemia». Il covid-19 ha rallentato viaggi e spettacoli ma Federico non si è perso d’animo: «Nel mese di maggio è arrivata la nomina a cavaliere della Repubblica, una grandissima emozione. È successo mentre mi trovavo in Crimea, per il festival “Road to Yalta”. Ho avuto l’occasione di duettare con Zara, artista russa che ammiro molto, e alla fine ho vinto a pari merito con i canadesi Nancy Adejor e Frederic Afandiev. Ora ho in programma uno spettacolo benefico per l’associazione Peba Onlus (www.associazionepeba.it) e sarò all’arrivo del Giro d’Italia di handbike il 26 settembre ad Assisi. In un periodo come questo credo che la musica possa essere davvero, per me e per tutti, uno strumento potente per diffondere un messaggio di speranza e di rinascita».

© RIPRODUZIONE RISERVATA