Undici sorrisi: l’inclusione è servita ai tavoli del ristorante «Mate»

Treviglio. Nel locale vengono impiegati camerieri e baristi con sindrome di Down e autismo. Il percorso di inserimento avviato 7 anni fa in collaborazione con le cooperative ha dato frutti.

Apparecchiano i tavoli, prendono le ordinazioni e servono al bar-ristorante «Mate» di Treviglio con grande coinvolgimento e piglio professionale, a dimostrazione di come il progetto di inclusione lavorativa nel quale sono stati coinvolti abbia pienamente dato i suoi frutti, ora culminato con la loro assunzione. Sono gli 11 camerieri, tra uomini e donne, uno affetto da autismo e gli altri con sindrome di Down, che dopo l’assunzione saranno impegnati al ristorante di piazza Garibaldi, nell’edificio che ospita anche il Teatro Nuovo Treviglio.

I dipendenti con sindrome di down hanno tra i 25 e i 55 anni, sono assunti a tempo determinato e lavoreranno a rotazione, uno al giorno, da lunedì a venerdì dalle 18,30 alle 22, coordinati da altro personale già in servizio nel locale. Quasi tutti vengono dai comuni limitrofi e fanno parte delle cooperative sociali «Insieme» di Treviglio, «Il susino» di Caravaggio e «Fili intrecciati» di Brignano che portano avanti il progetto «Sit down! Si rivoluziona!». L’idea di coinvolgerli nacque nell’ottobre del 2015 all’apertura del bar - ristorante, come spiega Fabio Duca, amministratore dell’azienda trevigliese di ristorazione a chilometro zero «Treverde srl» che gestisce il «Mate»: «Si tratta di un progetto di inclusione con il quale abbiamo voluto dare a queste persone la possibilità di un confronto anche in contesti dove sviluppare non solo capacità professionali, ma anche relazioni umane e di socializzazione, senza più barriere di sorta. Si assiste ogni volta a uno scambio emozionale tra queste persone e il personale fisso in carico al ristorante – sostiene Duca -, nel quale ogni soggetto coinvolto impara qualcosa dall’altro. La loro presenza e il lavoro fatto generano sempre un ottimo riscontro tra i commensali».

Patrick Regonesi, 18enne di Verdellino, ha raggiunto competenze da barista al termine del percorso personalizzato dell’Abf Treviglio: dopo un anno di stage ora è assunto a tempo indeterminato al «Mate», dove sarà in servizio da lunedì a venerdì nella fascia oraria del pranzo. «Sono felice per l’assunzione appena ottenuta – commenta il barista - ma soprattutto perché faccio quello che mi piace e per il quale ho studiato. Questo è un ambiente dove mi trovo bene, con dei colleghi che mi sono stati da subito vicini anche all’inizio dello stage e dai quali ho imparato tanto. Questa esperienza mi servirà magari per realizzare in futuro un sogno: aprire e gestire un bar - ristorante tutto mio». Rossella Brambilla, socia della «Treverde srl», dichiara: «Siamo di fronte all’evoluzione di un progetto avviato sette anni fa che ora vede i nostri ragazzi al lavoro singolarmente con il personale effettivo del ristorante, per quella che è un’inclusione vera e propria. Con il progetto partito nel 2015 ci piaceva portare nella nostra realtà uno specifico inserimento di persone che vivono sostanzialmente all’interno di cooperative protette – ha evidenziato – e indirizzarle in un ambito più reale». L’iniziativa ha dato risultati positivi a livello comportamentale dei soggetti coinvolti: «Il rapporto con il mondo esterno ha incentivato la loro voglia di fare – ha proseguito Rossella Brambilla – e abbiamo anche notato che queste persone sono più loquaci, sicure, intrapredenti e soprattutto più felici. Una condizione ravvisata anche dai responsabili delle tre cooperative sociali. Di positivo c’è anche la disponibilità e la collaborazione da parte della clientela: apprezza il lavoro svolto dal gruppo e l’utilità del progetto».

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