Libraio e poeta, gli attimi di spaesamento di Stefano Calafiore

L’INTERVISTA. È uscita per Eretica Edizioni la seconda raccolta di poesie del libraio Stefano Calafiore che si intitola «spaesamenti».

Bergamo

«Finita è la terra
e l’aspra bellezza.
Ascolta: non lascio i tuoi sogni,
emetto a gran voce il lamento
e terrò stretto il tuo volto».

Sono questi alcuni dei versi asciutti ma potenti di Stefano Calafiore, libraio vecchio stampo con la passione per la poesia. La sua nuova raccolta Spaesamenti , edita per Eretica Edizioni, è uscita da poche settimane e viene dopo l’esordio Niente dirà dove sei .

«Spaesamenti in realtà nasce da una riflessione scaturita da una lettura di un libro dell’antropologo Vito Teti che mi ha obbligato a riflettere sul senso dei luoghi. Il luogo come stare, il nostro stare. Il luogo come crocevia di sentimenti, di emozioni e da lì mi è venuta quest’idea di Spaesamenti, dello spaesamento, dello stare e non stare bene in un luogo in cui si è. Capita spesso a me, ma credo anche a molti altri, di sentirsi spaesati ogni tanto, anche nel luogo in cui si pensa di stare bene da tempo».

Un tratto fine, sensibile, ma capace di tratteggiare con la forza incisiva di una lama, sentimenti e stati d’animo.

«Passeggio lungo il corridoio,
seguo la luce che filtra dalla camera
e mi ritrovo a guardar fuori
mentre scende
lenta
la nebbia
come a casa.

Come a casa quando la sera è vicina
spegnere, riaccendere
le luci,
mi ricordo la sera è vicina.»

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