Dieci anni senza Eleonora: tanto dolore, ma il suo sacrificio ha dato frutti di bene

MEMORIE. La dottoressa venne travolta mentre cercava di soccorrere un ferito in strada. Il suo gesto di altruismo ha ispirato tante iniziative solidali. Sabato 9 settembre verrà presentato un libro sulla sua storia.

I suoi figli sono stati i figli delle tante donne che in 14 anni di professione ha aiutato a nascere. Lei che da ginecologa li aveva accolti alla vita, in un gesto di estremo e ragionato altruismo ha dato la vita per soccorrere un uomo. Aggredito da più persone con spranghe e coltelli, ferito, nel buio della notte lungo una strada percorsa chissà quante volte. Ma quella volta Eleonora ha detto alt, fermiamoci. Ha chiamato il 112: «Sono la dottoressa Cantamessa» e non era un vezzo no, era quel qualificarsi come medico che agli operatori del 118 certificava la gravità della situazione. «Si è fermata come il buon samaritano» ha detto più volte papà Mino. E oggi che tiene stretta la fotografia della sua primogenita morta esattamente 10 anni fa a Chiuduno insieme a Kumar Baldeev, l’indiano che si era fermata a soccorrere, entrambi investiti e uccisi dall’auto del fratello di Kumar, oggi resta tanto dolore, ma anche la certezza che dal seme di quel sacrificio sono nati tanti frutti di bene.

Medaglie, strade e borse di studio

Resta molto più delle medaglie d’oro e delle targhe consegnate in questi anni a mamma Mariella e papà Mino per rendere omaggio a un gesto che aveva fatto commuovere tutta l’Italia. Incorniciate o disposte sui mobili antichi della casa di Trescore dove Eleonora era cresciuta accanto al fratello minore Luigi, raccontano l’onda di commozione e sincera ammirazione che, dalla nostra provincia al Quirinale, ha fatto riconoscere la grandezza del gesto di questa donna. Solo per citare alcuni riconoscimenti, la medaglia d’oro al valor civile conferita dal presidente della Repubblica nel 2015, quella al merito della sanità pubblica arrivata l’anno dopo. Poi l’intitolazione a Eleonora Cantamessa di vie, giardini e scuole materne, del reparto di ostetricia della clinica dove lei lavorava, la Sant’Anna di Brescia, le borse di studio per medici istituite dalla Cassa mutua Galeno e da Regione Lombardia sotto l’allora presidente Maroni.

L’aiuto alle donne in difficoltà

In suo nome e memoria, «come anelli di una catena – spiega mamma Mariella –, una strada di bene che si è tracciata da sé, in maniera spontanea», anche tante iniziative con un’impronta ben precisa: quella lasciata dalla dottoressa Eleonora. A lei che era la ginecologa di fiducia di signore della Bergamo e della Brescia bene, lei che in ospedale come pure nell’ambulatorio sotto casa a Trescore visitava anche tante donne in difficoltà – immigrate, tante indiane – rinunciando spesso al suo compenso, a lei sarebbe certo piaciuto vedere quante mamme africane hanno scoperto di aspettare un bambino grazie al suo ecografo donato a una missione del Malawi. «Aveva questo animo tenero nei confronti dei bisognosi – ricordano i suoi genitori –, ci colpiva la sua sensibilità particolare, il senso di condivisione per le sue donne, come le chiamava lei» che ogni nuova nascita la voleva tenere nel cuore e allora si faceva regalare la fotografia del neonato «ma in braccio alla sua mamma, così diceva che si sarebbe ricordata per bene chi era, la sua storia». E sono tante le storie delle donne aiutate dall’associazione «Gli amici di Eleonora» fondata nel 2017 in Valle Brembana con l’obiettivo di «non disperdere tutto il bene da lei fatto nella sua breve vita», spiega il presidente Umberto Chiesa. Incontrò Mariella e Mino pochi giorni dopo il funerale di Eleonora, colpito dalla sua tragica fine e dalla delicatezza delle parole che ebbero per ricordarla.

L’associazione e le iniziative

«Parlando con loro ho scoperto quanto si impegnasse per le donne in difficoltà e le ragazze madri. Fondata l’associazione, abbiamo deciso di spenderci come volontari al fianco delle donne e per tre anni — prosegue Chiesa – abbiamo affiancato l’associazione Gedama impegnata nell’assistenza alle prostitute. Con il camper giravamo, di notte, in lungo e in largo la Bassa al confine con Brescia: Palosco, Calcinate e paesi vicini, portando ascolto e conforto alle donne di strada». Un’esperienza forte, messa in pausa con il Covid «ma che intendiamo riprendere». Al centro delle altre iniziative promosse dagli Amici di Eleonora, associazione che ha la sua sede a Endenna di Zogno, sempre la donna: fra le tante si ricordano i concerti e momenti di riflessione per l’8 marzo e la Giornata contro la violenza sulle donne, le raccolte fondi per una malata di Sla e per «Cuore di donna» che si occupa di prevenzione dei tumori femminili, il sostegno al centro antiviolenza Penelope di San Pellegrino Terme.

La mostra e il libro

Anche oggi - 8 settembre - che si ricordano i 10 anni dalla tragica morte di Eleonora, l’associazione inaugura al Museo della valle di Zogno (vernissage alle 17) una mostra tutta al femminile, quella delle sorelle Franca e Orsola Ruggeri che «in modo diverso ma con la stessa carica emotiva rappresentano la femminilità che Eleonora ci ha lasciato – spiega Chiesa –. Ritratti malinconici quelli di Franca, paesaggi solitari Orsola. Tecniche e stili diversi per raccontare la stessa nostalgia, la struggente sensibilità con cui a volte è difficile convivere, domande esistenziali a cui a volte è impossibile rispondere». L’omaggio a questa «samaritana moderna» (che è il titolo del primo libro a lei dedicato) vedrà anche altri momenti significativi. Sabato 9 settembre alle 20,30 nella chiesa della Madonna del bosco a Bergamo la presentazione del libro di Giovanni Mucci «Eleonora Cantamessa, un angelo in camice bianco», mentre domenica 10 settembre alle 10,30 la Messa celebrata nel santuario di Altino, a Vall’Alta di Albino, avrà un’intenzione speciale per lei.

© RIPRODUZIONE RISERVATA