Malore e incidente a Rogno, muore dopo 20 giorni: «Massimo era buono come il pane»

IL LUTTO. Di rientro da una partita di tennis a Rogno, il 13 aprile il 67enne era finito fuori strada. Non si è più ripreso.

Tennis e pallavolo. Erano queste le grandi passioni di Massimo Santucci, il 67enne di Lovere che la sera di domenica 13 aprile era stato colpito da un malore mentre era alla guida della sua auto a Rogno. I soccorritori erano riusciti a estrarlo dall’abitacolo e a rianimarlo, ma i danni subiti si sono rivelati troppo gravi: il suo cuore ha cessato di battere domenica 4 maggio all’hospice di Pisogne dove era ricoverato da qualche giorno, dopo essere rimasto in ospedale per poco più di due settimane.

La passione per lo sport

«Mio papà – racconta la figlia Chiara, che lo piange insieme al fratello Alessandro – dava una mano alla squadra di pallavolo della Virtus Lovere: faceva il segnapunti e l’accompagnatore. Ma la sua grande passione era il tennis: gli piaceva giocare, per un certo tempo insieme ad alcuni amici aveva gestito il campo di Rogno dove continuava a tornare per divertirsi e incontrare le persone che conosceva».

Anche il pomeriggio di quella domenica il programma era stato il solito: partita con gli amici, quattro chiacchiere e spensieratezza fino alle 19 quando, alla rotonda della Rondinera di Rogno, ha perso il controllo del suo veicolo a causa di un infarto che lo ha fatto sbandare, attraversare la strada e andare a sbattere contro il muretto e la siepe di un’abitazione privata.

L’incidente a Rogno

In auto con lui c’era il suo grande amico Lucio Fusarri, allenatore di pallavolo e giocatore di tennis: «A noi della Virtus dava una mano a sistemare i referti delle partite e a preparare la palestra. Tre settimane fa avevamo appena finito di giocare a tennis e ci eravamo messi in auto per tornare a casa: alla rotonda ho visto che ha sbandato, e in un attimo ci siamo ritrovati fuori strada. Lui era incastrato contro il muro, io non riuscivo a uscire dall’auto perché avevo un palo della segnaletica che premeva sulla portiera». I primi a intervenire erano stati i residenti, supportati poi dai Vigili del fuoco e dal personale del 118, intervenuto anche con l’elisoccorso. Massimo Santucci era stato ricoverato all’ospedale di Esine dove è rimasto fino a martedì scorso, quando di fronte alle poche speranze lasciate dai medici i familiari lo hanno trasferito all’hospice di Pisogne, dove domenica 4 maggio si è spento.

Impiegato per una vita, negli ultimi anni, prima di andare in pensione nel 2020, era stato dipendente amministrativo dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. «Massimo – conclude l’amico Lucio – era una bravissima persona, e non lo dico solo perché era mio amico: siamo rimasti senza parole a sapere che se ne è andato uno come lui, buono come il pane, altruista, disponibile con tutti. Ci mancherà».

© RIPRODUZIONE RISERVATA