Ospedali, aggressioni in aumento. «L’escalation dopo la pandemia»

Il fenomeno. Nel 2021 al Papa Giovanni 11 casi contro operatori sanitari: persi 204 giorni di lavoro. Quotidiane le violenze verbali. Piario, avanzata richiesta per un vigilante al pronto soccorso.

Si potrebbe liquidare come un eccesso di maleducazione, e dare la colpa al Covid che ha reso tutti un po’ più irascibili. In parte è così, ma il fenomeno delle aggressioni negli ospedali ai danni degli operatori sanitari è tornato a crescere, dopo una parziale e temporanea riduzione proprio nei mesi più duri della pandemia. Infermieri e personale di pronto soccorso sono le figure più esposte: i dati ufficiali, come spesso accade quando si toccano argomenti così delicati, non rispecchiano la reale entità del fenomeno, presente in maniera massiccia anche nelle strutture della provincia di Bergamo. «Ogni giorno – è la testimonianza pressoché unanime dei responsabili di ospedali e cliniche della Bergamasca – si registra almeno un caso di aggressione verbale da parte dei pazienti nei confronti del personale medico, infermieristico o amministrativo». Pochi (per fortuna) sono quelli che sfociano fino al contatto fisico, ma comunque in crescita rispetto al passato. E mentre la Regione ha chiesto alle Asst un report aggiornato sul fenomeno per valutare l’inserimento di personale e di attrezzature di vigilanza nei reparti, quasi tutti gli ospedali della nostra provincia si sono già attrezzati. Dove manca, come a Piario, presto sarà formalizzata una richiesta per avere almeno un addetto alla vigilanza all’ingresso del pronto soccorso.

Humanitas Gavazzeni e Castelli, segnalazioni in salita. Sorveglianti attivi alla Bergamo Ovest

«Il fenomeno è in aumento ed è senz’altro sottostimato, poiché si tendono a segnalare solo i casi più gravi», spiega Tatiana Ferrari, responsabile del Servizio di prevenzione e coordinatrice del Tavolo di lavoro aziendale per il contrasto alla violenza contro gli operatori dell’Asst Papa Giovanni XXIII. All’ospedale cittadino è disponibile da qualche anno un software per raccogliere le segnalazioni del personale sanitario e presto sarà pronto anche un documento di valutazione dei rischi da aggressione da consegnare ai lavoratori. I numeri delle segnalazioni «certificate» sono, come dicevamo, piuttosto esigui, ma danno un’idea della tendenza in atto: nel 2020 sono stati registrati all’ospedale Papa Giovanni 7 infortuni per 148 giornate di lavoro perse; per gli unici due episodi registrati nel Dipartimento di emergenza/urgenza sono stati collezionati ben 64 giorni di malattia. L’anno scorso gli episodi sono saliti a 11, con 204 giorni di lavoro persi, a fronte dei 74 giorni del 2019, con lo stesso numero di segnalazioni.

Carichi di lavoro troppo pesanti, richieste che aumentano nel numero e nella specificità, e una certa tendenza ad essere meno pazienti da parte delle persone, soprattutto in pronto soccorso, dove peraltro sono tornati a crescere i cosiddetti accessi impropri, vale a dire i codici bianchi e verdi, quelli meno gravi, per cui le attese possono raggiungere anche svariate ore. Eccole, le cause dell’escalation di un fenomeno che sta spingendo tutte le aziende sociosanitarie della provincia a promuovere iniziative di prevenzione: non solo l’aumento della vigilanza, ma anche una maggiore formazione del personale per la gestione dei casi a rischio e una diversa organizzazione dei servizi.

«Le aggressioni verbali nei nostri pronto soccorso sono pressoché quotidiane e quasi sempre verbali – conferma Filippo Manelli, responsabile dei pronto soccorso dell’Asst Bergamo Est (Seriate, Alzano, Piario e Lovere) –. Attivate tutte le misure possibili da parte dell’azienda per formare il proprio personale, sarebbe necessario anche far capire alle persone che non è corretto presentarsi in pronto soccorso con aspettative troppo elevate: a volte, infatti, non è possibile dare risposte esaustive in poco tempo. Da una parte, dobbiamo senz’altro migliorare la nostra capacità di rispondere agli utenti, dall’altra è bene ricordare che il pronto soccorso è il faro a cui tutti fanno riferimento e noi che ci lavoriamo siamo sottoposti a pressioni che arrivano da ogni direzione».

Troppe, secondo Manelli, che lancia una proposta: «Potrebbe aiutarci aprire un tavolo di confronto con le forze dell’ordine – dice – per stabilire quali sono i criteri per attivarle e per far sì che ci vengano ad aiutare, quando la loro presenza serve davvero». «L’Asst Bergamo Ovest – spiega l’azienda – ha messo in atto da tempo tutte le misure necessarie e utili affinché il fenomeno delle aggressioni in pronto soccorso sia debellato. Sono stati organizzati corsi di formazione ad hoc per il personale e, da tempo, è già presente un sorvegliante armato in entrambi i pronti soccorso: a Treviglio dalle 18 alle 6 nei giorni feriali, e 24 ore su 24 nei giorni prefestivi e festivi, mentre al pronto soccorso di Romano di Lombardia dalle 20 alle 8 tutti i giorni». Il fenomeno delle aggressioni è in crescita anche nelle cliniche private: «Dopo il 2020 abbiamo riscontrato un aumento delle segnalazioni spontanee di violenza verbale e/o fisica a danno degli operatori sanitari – dice Massimo Castoldi, direttore sanitario di Humanitas Gavazzeni e Castelli –, specialmente da parte di infermieri e dagli operatori del pronto soccorso. Abbiamo potenziato il servizio di vigilanza interna notturna e quello di collegamento con la vigilanza esterna nel pronto soccorso ed anche in ospedale; per tutelare i lavoratori abbiamo sostituito i cartellini identificativi del personale assistenziale con un codice numerico e abbiamo aggiornato la formazione».

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