«Un cervo mi ha sfiorato l’auto
Quella strada è pericolosa»

Brutta avventura per un residente di Parzanica, per fortuna senza conseguenze, lungo la strada d’emergenza agrosilvopastorale Colderú-Bratta, resa agibile per consentire i collegamenti con l’esterno, dopo che il paese dal 22 febbraio scorso è isolato a causa del rischio frana del Monte Saresano.

Erano da poco passate le 22,30, Paolo Danesi di 54 anni, che lavora alla Artex di Viadanica, stava rientrando dal turno serale di lavoro alla guida della sua Polo grigia, quando si è imbattuto in un grosso esemplare di cervo che gli ha letteralmente tagliato la strada con un balzo. «Stavo per imboccare l’ultima rampa che conduce al Colderú – racconta ancora sorpreso per l’accaduto – quando ho visto un cervo che scendeva a valle. Dopo pochi metri me lo sono trovato di fronte: era un esemplare enorme, che per poco con il muso non ha sfiorato la mia auto. Non so come ho fatto a non sbandare e a non finire fuori strada».

Oltre a non avere barriere di protezione, la strada è priva di illuminazione e i cellulari non prendono il segnale. Per questa ragione va percorsa con molta prudenza, soprattutto di sera, quando gli animali si sentono padroni dei loro spazi. Ripresosi dallo spavento, è rientrato a Parzanica, raccontando l’accaduto alla mamma Adele di 86 anni che lo stava aspettando, in ansia al pensiero di quella strada di non facile percorrenza, ma l’unica per raggiungere le sedi di lavoro, insieme alla vecchia mulattiera di Portirone che sbocca a lago. «In vita mia non ho mai visto un cervo di quelle dimensioni. Tremo ancora al pensiero di cosa avrebbe potuto succedermi se avesse investito in pieno l’auto scaraventandomi giù per la scarpata» aggiunge Paolo, ancora turbato dall’immagine dell’ungulato che all’improvviso esce dal fitto del bosco, fa un balzo davanti all’auto per infilarsi di nuovo nella boscaglia. La gente fa di necessità virtù: è infatti costretta a percorrere questa via di comunicazione, ma non vede l’ora che inizino i lavori finanziati dalla Regione per consentire di nuovo il transito lungo il raccordo a lago. La strada che porta al raccordo, larga e scorrevole con versanti a monte ben protetti e a valle con barriere di protezione alte, fu realizzata dal cementificio nella seconda metà degli anni ’90 in cambio del permesso di coltivazione della miniera Ca’ Bianca. Tavernola concesse il passaggio sul proprio territorio, con il raccordo a lago all’interno dell’ex miniera Ognoli così recuperata, e ottenne dal cementificio la bretella con la frazione a monte di Cambianica che scorre proprio sotto l’area della frana, anch’essa off limits.

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