A San Paolo d’Argon: «Quando avvisai tutti gli agenti il blitz sulle auto andò a vuoto»

IL CASO. La vicecomandante dell’Unione al processo all’ex vigile accusato di aver avvisato dei controlli una famiglia che vendeva auto per strada.

San Paolo d’Argon

Auto prive di assicurazione esposte in strada, che poi sparivano prima dei controlli della Polizia locale dell’Unione comunale dei Colli, effettuati su segnalazione dei cittadini e dello stesso sindaco di San Paolo d’Argon. È una delle «situazioni particolari» che alcuni agenti posero all’attenzione della nuova vicecomandante Deborah Breda appena entrata in servizio da loro, nel giugno 2019.

Secondo la ricostruzione della Procura, la famiglia veniva avvisata dei controlli dall’imputato

I colleghi dell’allora agente, 43enne di Albano Sant’Alessandro, parlarono a Breda di «atteggiamenti particolarmente amichevoli con una famiglia rom che aveva una società di vendita auto, con uno showroom sul pubblico suolo a San Paolo». Lo ha ricordato martedì 21 ottobre in aula la stessa Breda, nel processo che vede imputato l’agente (assistito dall’avvocato Salvatore Verdoliva del foro di Brescia) con due colleghi, un 52enne di Trescore e un 67enne di Bonate Sopra, accusati a vario titolo di soppressione di atti, truffa, rivelazione di segreti d’ufficio e falso ideologico.

Una lunga indagine

Le indagini partirono proprio su input di Breda, e sono state condotte dalla Polizia stradale, coordinate dalla Procura di Bergamo. A seguito dell’ennesima segnalazione sulla presenza delle auto in strada, la comandante aveva disposto un controllo a novembre 2019 e aveva deciso di informare solo pochi agenti. «Furono sequestrate 15 auto – ha ricordato –. In quell’occasione, la moglie dell’anziano della famiglia ebbe una crisi isterica attaccando i miei agenti», dando della «spia» a uno di loro per una «perquisizione con sequestro» della Guardia di finanza, e aggiungendo: «Me l’ha detto un tuo collega che lavora per noi». Il figlio intervenne per zittirla, ma lei proseguì, rincarando la dose. Al controllo successivo, Breda mandò un messaggio nel gruppo degli agenti, «e quel giorno non furono trovate auto in strada».

Non solo le auto

Secondo la ricostruzione della Procura, la famiglia veniva avvisata dei controlli dall’imputato. Che, sempre secondo l’accusa, avrebbe avvisato dei controlli anche gli esercizi pubblici che frequentava a Torre de’ Roveri, Gorlago e San Paolo d’Argon. Ci sono poi le due notifiche per patenti sospese che doveva effettuare l’allora agente. Una gli era stata affidata il 6 febbraio 2020, «ed è stata inserita nello Sdi il 25 febbraio», ha rilevato la vicecomandante. Ricordando che l’inserimento serve affinché chi fa i controlli in strada sia a conoscenza della sospensione.

Anche un pass disabili

E c’è infine la questione del pass per disabili che «è stato trovato nel portaoggetti della sua auto». Il tagliandino riportava effettivamente il nome e il numero di una minore che ne aveva diritto (e infatti i genitori della piccola erano in possesso del pass). Ma quello trovato nell’auto dell’ex agente era «scritto a mano, non c’era la foto, e mancava la firma del comandante». Non è stato possibile verificare se mancassero fisicamente dei tagliandini in bianco, perché venivano acquistati in blocchi da 500, non venivano contati, e si trovavano in una stanza aperta. Ma quello trovato durante la perquisizione «era un contrassegno originale, così come l’ologramma». Alla prossima udienza, fissata per il 28 ottobre, anche l’imputato potrebbe sottoporsi a esame.

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