Cocaina in Val Cavallina, preso il pusher: operaia ha speso 73mila euro in un anno

ENDINE GAIANO. In sette mesi di indagini i carabinieri di Casazza hanno portato alla luce un giro di clienti insospettabili: operai e camionisti, uomini e donne, compravano 3-4 volte a settimana.

Il caso più eclatante è quello di un’operaia di Trescore Balneario che in un anno ha speso 73mila euro per comprarsi la cocaina, puntualmente una dose tutti i giorni dallo stesso spacciatore: i carabinieri hanno calcolato un chilo e mezzo in totale. Per riuscire a pagarla – ha raccontato quando l’hanno ascoltata nell’ambito di un’indagine conclusa ieri con l’arresto del pusher – ha cominciato a pubblicare video pornografici sul web perché il suo stipendio non le bastava.

Emerge un quadro allarmante dalle pieghe di questa indagine portata avanti dai carabinieri della stazione di Casazza negli ultimi sette mesi. Una trentina i clienti che hanno sentito, e i loro racconti messi a verbale parlano di operai, camionisti, uomini e donne tra i 25 e i 50 anni che usciti dal lavoro incontravano un cinquantenne marocchino pregiudicato, irregolare, disoccupato, sposato e padre di due figli, che dalla sua abitazione di Endine Gaiano ogni giorno si spostava a piedi per consegnare loro le dosi. Erano tutti clienti affezionati, tanto che il prezzo per un grammo era «di favore», 50 euro invece di 60. In media compravano 3-4 volte a settimana, e i punti d’incontro erano nei parcheggi del bar Sara, del ristorante Pam Pam, del cimitero, della chiesa. Al massimo il cinquantenne percorreva un chilometro e mezzo – tutto accuratamente documentato dai carabinieri con tanto di cartine con i vari percorsi – intorno a casa, per spacciare a 3-4 clienti dopo brevissime telefonate per accordarsi.

L’indagine è partita il 29 dicembre 2022 quando un carabiniere della stazione di Casazza, libero dal servizio, alle 18.20 mentre era in auto a Endine ha notato all’incrocio tra via Ziboni e via della Rova il 50enne mentre si avvicinava a una Fiat Panda, consegnando un piccolo involucro al conducente e ricevendo 50 euro. Il carabiniere ha avvisato la centrale operativa e seguito la Panda, fermandola a Sovere. L’uomo alla guida, un operaio di Bossico, ha confermato di aver acquistato una pallina di cocaina dal marocchino, che lui conosceva con il nome di «Raoul», e ha fornito ai militari il suo numero di telefono. Il numero è risultato intestato a un pachistano inesistente ma il carabiniere sapeva che nei pressi del luogo dello scambio viveva il pregiudicato: ha mostrato all’operaio l’album fotografico e lui l’ha subito riconosciuto. Da lì le indagini, coordinate dal pm Letizia Aloisio, sono proseguite con un immane lavoro per ricostruire il giro d’affari dello spacciatore.

Ottenuti i tabulati telefonici dal 1° luglio 2022 al 6 febbraio 2023, sono emerse 4.500 telefonate con numeri ricorrenti. Gente che lo aveva chiamato 372 volte, 335, 186. I carabinieri hanno scremato quelle più frequenti e in sette mesi hanno sentito 30 persone, 20 delle quali hanno messo a verbale di avere comprato la cocaina da «Raoul». A marzo i militari hanno perquisito l’abitazione del marocchino trovando un altro telefono, e anche da lì sono emersi gli stessi contatti. Un operaio di Trescore ha ammesso di essere suo cliente da 15 anni e di chiamarlo «commercialista» perché bravo a fare i conti; un operaio di Solto Collina ha detto di pagare la cocaina anche facendogli piccoli lavori in casa, un operaio di Endine ha riferito di incontrarlo davanti alla chiesa «perché così avevo meno sensi di colpa». Racconti che lasciano stupiti: in media il cinquantenne riusciva a spacciare 3,5 chili di cocaina ogni mese per un guadagno di circa 180mila euro. Il gip Federica Gaudino lunedì ha emesso un’ordinanza di custodia in carcere, eseguita ieri dai carabinieri di Casazza. Il cinquantenne, difeso dall’avvocato Michele Coccia, nei prossimi giorni sarà interrogato. Quanto ai clienti, tutti e trenta sono stati segnalati in prefettura come assuntori di droga per i provvedimenti del caso.

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