Droga, sos dalle comunità terapeutiche: «Tanti giovani, 340 posti non bastano»

I rappresentanti del settore non riescono a rispondere alle richieste d’aiuto del territorio. Coppola (Aga): aumentano le domande per minori. Giudici (Emmaus): ne occorre almeno il 30% in più.

Il fenomeno della dipendenza da droghe continua ad aggravarsi ma le comunità terapeutiche della Bergamasca (divise in nove enti) non riescono più a rispondere a tutte le richieste di aiuto che ricevono: basta dire che i posti di residenzialità a contratto che hanno a disposizione sono da diversi anni fermi a 340. Questo allarme sarà portato alla «VI Conferenza nazionale sulle dipendenze – oltre la fragilità» che si terrà a fine novembre (il 27 e il 28) a Genova e che è stata promossa dal ministero per le Politiche giovanili a dodici anni dall’ultima tenutasi a Trieste. La convocazione della Conferenza è ritenuta fondamentale dal mondo che si occupa della dipendenza da sostanze stupefacenti, poiché da questa conferenza dovranno uscire contributi ritenuti necessari per permettere al Parlamento di cambiare l’attuale legislazione antidroga. Questa legislazione è ferma al 1990 e, quindi, non viene più considerata adatta a rispondere all’evoluzione che il consumo di droga ha avuto negli ultimi anni. A cominciare dalla diffusione di sostanze stupefacenti fra giovani e giovanissimi.

«Proprio questo problema - spiega Enrico Coppola, presidente dell’Aga (associazione genitori antidroga) di Pontirolo - è uno di quelli che sta mettendo sotto pressione le nostre comunità terapeutiche. Le domande d’accesso per minori stanno sempre più aumentando. Ma non possiamo accoglierle tutte anche perché dobbiamo far fronte ad altri due problemi che si stanno aggravando. Uno è legato alla richiesta proveniente dalle carceri di presa in carico di detenuti tossicodipendenti di cui l’Aga è sempre stata disposta a occuparsi. Un altro è quello della cosiddetta “doppia diagnosi” ossia riguardante persone con problemi di tossicodipendenza e allo stesso tempo psichiatrici».

Il monitoraggio

Per tenere alta l’attenzione sul consumo di sostanze stupefacenti sempre più diffuso sul territorio l’Aga, ogni due anni, organizza una campagna di monitoraggio fondata sull’esame delle acque fognarie. Dall’ultima realizzata a giugno è emerso che nella Bergamasca si continua a consumare in media, a persona, più droga (cocaina e hashish ) che a Milano. Questo trend era stato rilevato anche nella campagna del 2019.

La pandemia di Covid, quindi, non ha cambiato nulla: «Anzi - evidenzia Coppola - purtroppo ha contribuito a oscurare ancora di più quell’altra pandemia per cui non c’è vaccino e che continua ad aggravarsi ossia, appunto, quella della dipendenza da sostanze stupefacenti. A fronte di ciò, quindi, assume un’importanza fondamentale la prossima Conferenza nazionale sulle dipendenze durante la quale, contiamo, si affrontino concreti problemi come la necessità che vengano aumentati i posti di residenzialità a contratto a nostra disposizione».

Posti che in Bergamasca per Gilberto Giudici, educatore della Comunità Emmaus di Chiuduno , «devono aumentare almeno del 30%».

Dal canto suo Giudici auspica poi che dall’appuntamento di fine novembre a Genova escano contributi «per rendere l’attuale legislazione sulla droga più dinamica e innovativa. Le regole in vigore stanno bloccando quella capacità di innovarsi che è sempre stata una peculiarità delle comunità terapeutiche. Il motivo di ciò è che siamo capaci di vedere come le modalità di consumo cambiano e si diffondono fra le varie fasce della popolazione. E in base a quanto stiamo accertando, va detto che le richieste di aiuto continueranno ad aumentare. Vogliamo prenderne atto e agire di conseguenza o lasciare ancora tutto com’ è ora? ». E il sistema com’è ora «fa acqua da tutte le parti».

La legislazione

A sostenerlo è Marco Del Vecchio, responsabile dell’attività nella Bergamasca della cooperativa di Bessimo : «Il motivo è sostanzialmente che l’attuale legislazione sulla droga è impostata sul consumo di oppiacei, eroina e metadone. Da anni però la droga più consumata è invece la cocaina. Lo vediamo anche nei servizi che svolgiamo con l’unità mobile in stazione a Bergamo. Su 100 tossicodipendenti il 90% fa uso di cocaina e solo la rimanenza di eroina».

In vista della «VI Conferenza nazionale sulle dipendenze – oltre la fragilità» del Vecchio esprime anche una preoccupazione e un conseguente auspicio: «Spero che durante questo evento venga dato ampio spazio di parola anche al privato sociale e non solo al pubblico come c’è il rischio che capiti in simili occasioni. Ci sono sul territorio comunità terapeutiche che si occupano della dipendenza da droga da decenni. Qualcosa da dire, quindi, ce l’hanno».

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