I sogni di Samadou infranti nell’Oglio: «Cercava lavoro, voleva diventare adulto»

IL LUTTO. Con la madre e i fratelli, il 21enne del Burkina Faso aveva raggiunto il padre a settembre. Mercoledì la tragedia a Palazzolo, dimessi i due amici di Seriate che erano con lui a fare il bagno.

Albano Sant’Alessandro

A settembre dello scorso anno aveva lasciato il Burkina Faso per trasferirsi nella nostra provincia e qui, con la spensieratezza dei suoi 21 anni, stava costruendo il suo futuro. Ma i progetti di vita e i sogni di Samadou Guebrè si sono spezzati nel giro di pochi istanti tra le acque del fiume Oglio. Il giovane è annegato mercoledì a Palazzolo, dove stava facendo il bagno insieme a due amici, connazionali di 16 e 22 anni, residenti a Seriate.

I due sono sopravvissuti grazie all’intervento miracoloso di alcuni passanti che li hanno portati in salvo tramite una catena umana tra la sponda bresciana del fiume e l’acqua dove i tre amici si erano immersi.

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Vani i soccorsi

Per Samadou, che si trovava più lontano degli altri, in balia della corrente, ogni tentativo di soccorso è invece stato vano: finito sott’acqua, i Vigili del fuoco lo hanno ripescato senza vita cento metri più a sud della diga tra Palazzolo e Castelli Calepio, mentre i due giovani scampati alla tragedia sono stati portati all’ospedale di Chiari per accertamenti e nella notte tra mercoledì e giovedì sono stati dimessi.

«Una scena che gli amici non dimenticheranno»

A raccontare quei momenti disperati è Oumaru, il padre di uno dei due amici di Samadou, che si trovava ad Albano Sant’Alessandro, a casa della giovane vittima del fiume: «Mio figlio e mio nipote sono sconvolti per quanto accaduto, hanno visto morire il loro amico e quella scena non la dimenticheranno mai – dice –. Hanno cercato di salvarlo. Ma è stata una cosa improvvisa. Per quattro metri toccavano, l’acqua gli arrivava alle ginocchia. Poi all’improvviso il vuoto sotto i piedi, per fortuna loro due sono sopravvissuti. Sono profondamente dispiaciuto per questo ragazzo: non lo conoscevo, ma avrebbe potuto essere mio figlio».

La salma è stata trasferita alla casa del commiato di Brembate Sopra e fino a lunedì non sarà visitabile. La camera ardente sarà aperta solamente dopo il rito islamico della purificazione del corpo

I genitori del giovane, il padre Essoufoh, 41 anni, e la mamma Nafissa di 37, mercoledì si sono precipitati a Palazzolo: «Nel pomeriggio siamo stati informati dai carabinieri e abbiamo raggiunto il fiume – ricostruisce Essoufoh tenendo in mano il cellulare del figlio Samadou –. Non c’ero mai stato, è una zona non facile da raggiungere, ci abbiamo messo un po’ per imboccare la strada giusta. Sicuramente lui ci andava con gli amici. Arrivati lì abbiamo visto i carabinieri e i vigili del fuoco. Quando il corpo è stato recuperato, è stato riportato a riva. Era proprio di nostro figlio quel corpo». La salma è stata trasferita alla casa del commiato di Brembate Sopra e fino a lunedì non sarà visitabile. La camera ardente sarà aperta solamente dopo il rito islamico della purificazione del corpo.

La comunità raccolta attorno alla famiglia

La comunità burkinabè è coesa e sta manifestando il cordoglio alla famiglia. Molti sono arrivati in via Meucci ad Albano, dove il giovane abitava da undici mesi con i genitori, il fratello e la sorella. All’ultimo piano del condominio, un momento di raccoglimento e preghiera. Le scarpe davanti alla porta del soggiorno, dove una decina di uomini consolano il padre di Samadou. «Non sappiamo ancora se il corpo di mio figlio ritornerà in Africa – aggiunge Essoufoh –, vedremo nelle prossime ore».

«Non si può morire a 21 anni, – conclude Zaccaria – in quel luogo il pericolo andrebbe segnalato meglio. Non è la prima volta che si verifica un fatto del genere»

La storia di Samadou

Samadou era nato il 5 gennaio 2004 in Burkina Faso. Da settembre 2024 abitava ad Albano, con lui i genitori, la sorella di 20 anni e il fratello sedicenne. «Aveva appena fatto l’esame di terza media – ricorda il padre di Samadou –, e ora stava cercando lavoro, per guadagnarsi da vivere e avere la sua stabilità. Mio figlio aveva tanti amici e amava il canto». Voleva essere autonomo economicamente Samadou e soprattutto voleva diventare adulto, come riferisce Zaccaria, cugino del padre : «Si stava costruendo una vita qui in Italia. Aveva imparato l’italiano, coltivava i suoi interessi, andava a giocare a calcio al centro sportivo di Seriate, in un campetto che affittava insieme ad altri connazionali e amici italiani. Giocavano partite amatoriali». A settembre 2024 aveva lasciato l’Africa con la mamma e i due fratelli per raggiungere il padre (che è in Italia da vent’anni) e riunire così la famiglia. «Non si può morire a 21 anni, – conclude Zaccaria – in quel luogo il pericolo andrebbe segnalato meglio. Non è la prima volta che si verifica un fatto del genere».

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