Omicidio Bonomelli, 4 a processo. «Sapevano che poteva morire»

ENTRATICO. Rinviati a giudizio i quattro imputati per la morte di Angelo Bonomelli, che nel novembre del 2022 fu trovato senza vita in auto dopo essere stato narcotizzato e rapinato. A febbraio la prima udienza in Corte d’assise.

Sarà la Corte d’assise a giudicare i quattro imputati per la morte di Angelo Bonomelli, ritrovato a novembre 2022 in un parcheggio di Entratico. Il gup Stefano Storto ha disposto il rinvio a giudizio per Matteo Gherardi, il padre Luigi Rodolfo Gherardi, la fidanzata Jasmine Gervasoni, e Omar Poretti.

Sulla richiesta delle difese di riqualificare il reato da omicidio volontario aggravato a morte in conseguenza di altro reato, il gup ha ritenuto che la questione meritasse un approfondimento in fase dibattimentale. La prima udienza per i quattro, che devono rispondere di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, dall’uso di sostanze venefiche e dal nesso teleologico (aver ucciso per commettere un altro reato: la rapina) è stata fissata il 20 febbraio. La Procura contesta il dolo eventuale: non vi era intenzione di uccidere l’ottantenne, ma di intontirlo con il «Rivotril» per rapinarlo. Nel somministrare a un uomo anziano tale sostanza si sono però assunti il rischio che lo stesso morisse. Decaduta, invece, l’accusa di autoriciclaggio per aver rivenduto l’orologio della vittima a un «Compro oro».

Angelo Bonomelli, che era anche titolare di una rinomata impresa di onoranze funebri di Trescore e proprietario dell’hotel «Villa Ortensie» a Sant’Omobono Terme, fu ritrovato privo di vita l’8 novembre 2022 nella sua auto, in un parcheggio tra i capannoni di Entratico. Inizialmente si pensò a un malore. Poi si scoprì che gli erano stati portati via l’orologio d’oro (un «Longines» da oltre 8mila euro), il telefonino e 120 euro. Dopo aver accertato che l’anziano era stato narcotizzato prima della rapina, i carabinieri erano riusciti a individuare i quattro presunti responsabili che, dal 10 novembre 2022, si trovano in carcere: Matteo Gherardi, 34enne di Gaverina, e il padre Luigi Rodolfo, 69 anni, che abitava con lui; Jasmine Gervasoni, 23 anni, di Sedrina, e Omar Poretti, 26 anni, di Scanzorosciate. Secondo la ricostruzione dell’accusa (titolare del fascicolo il pm Guido Schininà), Matteo Gherardi si era presentato come esperto informatico all’imprenditore, forse attirandolo con l’idea di poter rilanciare uno dei suoi progetti. Ci furono alcuni incontri prima di quello, fatidico, del novembre 2022. Quando Luigi Rodolfo Gherardi accompagnò il figlio e la sua fidanzata Jasmine al bar «Sintony» di Entratico per l’appuntamento con la vittima. Fu Poretti, secondo l’accusa, entrato in scena in un secondo momento, a versare il farmaco nel tè dell’anziano. Quest’ultimo fu poi portato dai quattro nel parcheggio di Entratico, dove venne ritrovato il giorno dopo dentro la sua automobile. «Volevamo solo narcotizzarlo e portargli via il cellulare, non avevamo intenzione di ucciderlo», aveva detto Matteo Gherardi, che già aveva usato la stessa tecnica ai danni di una zia. Il 34enne di Gaverina aveva anche affermato: «Siamo anche tornati al parcheggio per controllare, e respirava ancora».

Il gip, nel convalidare gli arresti, aveva rilevato: «Tutti gli indagati hanno percepito con allarme le condizioni in cui versava Bonomelli» e «dal tenore delle conversazioni si evince come i correi fossero consapevoli e preoccupati per lo stato di incoscienza di Bonomelli, ma avessero deciso di portare a termine l’azione criminosa senza allertare i soccorsi per timore di essere identificati». Il 20 febbraio la prima udienza: Matteo Gherardi è difeso dall’avvocato Gianluca Quadri, il padre e la fidanzata dall’avvocato Roberta Zucchinali e Poretti da Luca Bosisio.

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