Ricarica il motorino elettrico al lavoro: operaio licenziato

IL CASO. L’ex dipendente: «Sottratti 25 centesimi di corrente». Ma la ditta di Trescore: «Insubordinazione». Il tribunale chiede di conciliare.

Un operaio indiano di 50 anni è stato licenziato dalla ditta dove lavorava per aver ricaricato in azienda il suo motorino elettrico. Il caso è arrivato lo scorso 12 settembre davanti al Tribunale del lavoro di Bergamo, dove il giudice Monica Bertoncini ha chiesto alle parti di arrivare a una conciliazione. L’esito si saprà soltanto il prossimo ottobre, quando è stata fissata la nuova udienza. Dal canto suo, il lavoratore si è giustificato sostenendo di aver speso soltanto 25 centesimi di elettricità di proprietà dell’azienda – la «Novella Bio» di Trescore – e che, a suo avviso, il licenziamento sarebbe scattato solo per questioni legate alla sua attività sindacale, visto che è rappresentante sindacale per la Cub, la Confederazione unitaria di base. Tanto che i suoi difensori, gli avvocati dello studio legale «Diritti e lavoro» di Milano vedono nel licenziamento una ritorsione per la sua attività e ne chiedono il reintegro con tanto di risarcimento per i mancati stipendi.

L’azienda è invece difesa dall’avvocato Sergio Gandi, che è anche vicesindaco, del Pd, di Bergamo: «Al di là del valore dell’elettricità prelevata, l’azienda considera l’insubordinazione. E comunque nel ricorso non si parla di ritorsioni per l’attività sindacale». La tuta blu avrebbe ripetuto più volte un comportamento che gli era stato espressamente vietato. L’episodio clou risale al 16 ottobre dell’anno scorso, quando la batteria del motorino elettrico del lavoratore si era rotta e, in attesa di ricevere il pezzo di ricambio, tra il 17 e il 18 ottobre l’operaio aveva collegato il suo motorino alla rete dell’azienda per ricaricare la batteria. Il tutto - hanno ricostruito i suoi legali - per «un valore economico pari a 25 centesimi». Secondo la ditta di conserve alimentari il licenziamento sarebbe scattato per «giusta causa». L’indiano avrebbe «collegato il ciclomotore elettrico senza autorizzazione e, nonostante il richiamo verbale rivoltogli dal referente aziendale, di togliere la spina, avrebbe obbedito solo dopo venti minuti». Un vero furto di elettricità.

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