
Cronaca / Valle Imagna
Sabato 02 Agosto 2025
Il secolo di vita di Ida, memoria di ferro della Valle Imagna tra dettati e frazioni
BERBENNO. È la decana delle maestre della Valle Imagna. Le prime supplenze nel 1946, poi gli incarichi a Gerosa e Fuipiano. «E a Ca’ Previtali erano 35, un altro mondo».
Berbenno
Se ci fosse un programma di intelligenza artificiale in grado di pescare dai ricordi lontani con precisione cristallina, restituendo loro colori e sfumature capaci di raccontare giornate «antiche», dovrebbe chiamarsi Ida. Ida in onore di questa signora che venerdì 1 agosto ha accolto nella sua casa di Berbenno il sindaco e parroco, arrivati a portare il loro omaggio a lei, centenaria speciale. Cent’anni, un’istituzione. Perché lei è stata la maestra di tantissimi berbennesi e non solo, e oggi che ha superato il secolo di vita è la decana delle insegnanti dell’intera Valle Imagna.

«Eri bellissima, avevi un filo di perle e tuo marito la cravatta gialla, finalmente uno sposo con un po’ di colore addosso». Con questo benvenuto sorprendente, prova provata di una memoria di ferro, ieri Ida Todeschini ha accolto anche un’ex alunna salita a Berbenno per porgerle gli auguri, nel giorno del suo centesimo compleanno. Un dettaglio che potrebbe sembrare insignificante, se non si considerasse che risale a 26 anni fa e chissà quante spose – molte sue ex alunne – avrà visto nella sua vita, la maestra Ida.
Chiederle di raccontare la sua vita in cattedra è impresa facilissima, con un interlocutore brillante come lei, precisa nel ricordare date e luoghi, altrettanto attenta a trovare le parole giuste per ammantarli di poesia. «Mi sono diplomata nel 1945 – racconta –: fino al 1940 avevo vissuto a Zurigo dove i miei genitori erano emigrati e avevo frequentato le scuole in tedesco. Rientrati in valle, ho dovuto impegnarmi molto per studiare l’italiano e nel ’45 ho conseguito il diploma magistrale, dalle Canossiane a Bergamo». L’anno dopo le prime supplenze «in Valle Imagna ma anche a Gerosa, Peghera, poi due anni a Fuipiano quando ancora non c’era la strada e dovevo fermarmi per l'intera settimana». Per altri due anni Ida insegnò a Ca’Previtali, la frazione di Berbenno al confine con Selino Alto. «All’inizio c’era la pluriclasse fino alla quarta, e per la quinta gli alunni si spostavano al capoluogo. Poi è stata messa una seconda maestra che teneva prima e seconda, mentre io i bambini dalla terza alla quinta, erano in tutto 35, mentre a Blello erano 40, anche 42». Tantissimi, «un altro mondo, se si considera che lo scorso anno in tutto Berbenno sono nati sei bambini: l’ha detto prima il sindaco».

Insieme al parroco don Michele Lievore, il primo cittadino Manuel Locatelli ha infatti fatto visita alla centenaria, consegnandole un mazzo di fiori e un pensiero che rende omaggio alla maestra Ida che «è testimone di un secolo di storia e cambiamenti: la Sua esperienza costituisce un esempio prezioso per le nuove generazioni», ha anche scritto sui social.
Fiori – tanti – e parole cariche di gratitudine sono entrati ieri nella sua casa a due passi dalla chiesa: per Ida è stata una giornata condivisa come sempre insieme al figlio Remo (nato dal matrimonio con Giovanni, mancato nel 1970), alla nuora Marilena, maestra come lei, e alla nipote Lisa, ma anche con l’intera comunità di Berbenno. I compaesani sanno che ora Ida preferisce il calore delle mura domestiche. Sente e vede poco, non esce più, ma che grinta. «Come trascorre le giornate? Tenendosi informata – risponde il figlio –: se ci sono referendum o elezioni, siamo noi a chiedere a lei, lei sa tutto. Legge anche in tedesco, libri e giornali». Interviene Ida: «Mi piace anche la cronaca: guardo tutti i tg: Tg1, Tg5, La7, giro un po’ i vari canali. Adesso sto seguendo il caso Garlasco, si deve scoprire chi è stato». Lei la sua idea ce l’ha, ma si sbilancia poco: «Stasi penso di no, Sempio non so».
«Maestra, questi fiori glieli regaliamo noi dell’ultima classe che ha avuto prima di andare in pensione nel 1983» accenna emozionata l’ex alunna. Da una cartelletta spuntano alcuni quaderni. «Bene», «Visto», «Brava». Qualche «Molto bene», tante greche e un’infinità di dettati e operazioni. Ida scruta le parole sulle pagine con la sua lente. «Eravate bravi!». Anche lei, maestra.
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