Mortale in A4, l’ultima telefonata alle 5: «Sto bene, sono uscito»

Almenno San Bartolomeo. Orazio Ingegneri lascia tre figli: «Un padre sempre presente». Il titolare della società: «Un disastro, devastante».

Il lavoro degli ultimi 12 anni almeno, quello che gli aveva dato stabilità. Ogni giorno lo stesso andirivieni, lo stesso viaggio: sveglia all’alba, in auto dalla collina sopra Almenno San Bartolomeo fino a Carnate, al deposito dell’azienda di autotrasporti per la quale lavorava, poi al volante del camion refrigerato a rifornire ristoranti, mense, bar di mezza Lombardia.

Era questo il trantran di Orazio Ingegneri, 49 anni compiuti quattro giorni fa, uno schema ormai rodato che s’è interrotto lunedì mattina a pochi chilometri dal magazzino della società cooperativa Fra (Facchinaggio refrigerato autotrasporti) dove aveva ritirato – come ogni santo giorno – il suo camion, un Iveco Eurocargo 100 quintali. Il tempo di un’ultima telefonata ricevuta dal suo datore di lavoro, poche parole per rassicurarlo che «nessuno si è fatto male», poi la tragedia.

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Il suo datore di lavoro lo ha chiamato appena saputo del primo sinistro: «Era preoccupato»

«Ci siamo sentiti alle 5 – racconta Marco Fratus, titolare della Fra –: un nostro collega un paio di minuti prima aveva visto in A4 che Orazio aveva avuto un sinistro e l’ho chiamato per sapere come stava. Lui mi ha risposto “sto bene, ho tamponato un altro camion ma sono riuscito a uscire dalla cabina”, era preoccupato, gli ho detto di stare tranquillo che queste cose si sistemano e di mettersi fuori dalla carreggiata, in sicurezza e chiamare la Stradale. Le sue ultime parole sono state “ci sentiamo dopo”, e invece poi è sopraggiunto il terzo bilico ed è successo il disastro, è stato devastante per noi».

Pensare che Ingegneri lunedì mattina avrebbe potuto terminare presto il lavoro: «Stava andando a Pavia e Novara, aveva poca merce da consegnare, alle 10 avrebbe già finito» spiega Fratus. Invece al deposito di Carnate e a casa, in località Capaler ad Almenno San Bartolomeo dove abitava con i tre figli, Orazio Ingegneri non è tornato. Le sue figlie Stefania e Shade di 27 e 22 anni sono state informate del tragico incidente da alcuni agenti della Polizia stradale che le hanno raggiunte intorno alle 9 a casa. A Omar, l’ultimogenito di 18 anni, la notizia è arrivata direttamente al lavoro, in quello stesso magazzino di Carnate dove papà Orazio gli aveva fatto trovare un contratto da apprendista.

«Era un uomo dal cuore d’oro, aveva la passione per le moto e per Vasco Rossi»

Il ricordo

«Era un’ottima persona, aveva un cuore d’oro ed è sempre stato molto presente con i figli – così lo ricorda la ex moglie Flavia Milesi –. Anche se eravamo separati, ci sentivamo spesso e anche la vigilia di Natale l’abbiamo trascorsa insieme, festeggiando con i nostri figli». Di Orazio, che aveva origini calabresi, dalla nascita a Palazzago e da quasi 30 anni con casa ad Almenno San Bartolomeo, gli amici ricorderanno «la passione per le moto e la playstation, oltre che per Vasco Rossi – spiegano i figli –. Poi amava il suo lavoro».

La notizia della morte di Ingegneri si è presto diffusa in paese, e anche il vicesindaco Massimo Todeschini ha espresso la vicinanza sua e dell’amministrazione comunale alla famiglia: «L’amministrazione è addolorata per la morte del nostro concittadino – commenta –, peraltro da anni nelle case comunali di Capaler, nella parte nord di Almenno. Ci stringiamo intorno al dolore dei suoi cari».

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