Dal Barbellino in secca riappare la stazione della vecchia teleferica

Orobie. Durante la costruzione della diga consentiva il trasporto della ghiaia dalla piana alluvionale ai muri. Piogge scarse, i Laghi Gemelli di Branzi restano divisi.

Il bacino del Barbellino, con la sua capienza di 18 milioni di metri cubi, è il più grande della bergamasca. Come noto l’apporto idrico (e nevoso) ricevuto negli ultimi mesi è stato pressoché nullo senza poi considerare i rilasci controllati che Enel Green Power ha concordato con le autorità regionali per esigenze energetiche e ambientali. Di conseguenza il drastico calo del suo livello ha riportato alla luce vecchie costruzioni sommerse dal 1931, anno in cui terminò la costruzione della diga. Ancora oggi in molti ricordano il ritorno alla luce della baita che il pastore utilizzava durante i suoi periodi trascorsi in alpeggio (riaffiorò nel 1985 dopo lo svuotamento dell’invaso per manutenzione), ma non la stazione di una teleferica che permetteva il trasporto della ghiaia dalla piana alluvionale fino alla sommità del muro in costruzione. Questa, complice anche la collocazione dietro uno sperone roccioso, risultava infatti poco appariscente benché il suo stato di conservazione, dopo quasi cento anni trascorsi sotto almeno trenta metri di acqua, sia ancora da considerarsi buono. Sotto una decina di centimetri di fango, ormai rinsecchiti dal sole, oggi si possono ancora notare alcuni scalini che davano accesso a un’area di lavoro pianeggiante, tutto costruito in calcestruzzo.

Il documentario del ’29

È possibile dedurne il suo passato impiego a teleferica osservando alcuni fotogrammi in bianco e nero del documentario storico che l’Istituto nazionale Luce girò nel 1929 durante il procedere dei lavori edili. Da queste immagini è infatti possibile vedere il movimento rotatorio dei vagoncini che da questo edificio raggiungevano la parte alta del cantiere con la ghiaia e la sabbia ricavata dai banchi alluvionali grazie al lavoro di potenti escavatori. Questi materiali, a mezzo di nastri trasportatori, venivano poi depositati nei silos pronti per l’uso mentre il cemento giungeva giornalmente a Valbondione dalla fabbrica Italcementi di Albino tramite treno e camion. La produzione di calcestruzzo variava dai 500 ai mille metri cubi al giorno.

I Gemelli a secco

E, nonostante, le piogge di settimana scorsa, resta ancora basso il livello della maggior parte degli invasi artificiali delle Orobie. Così i Laghi Gemelli, in territorio di Branzi, in alta Valle Brembana restano ancora divisi. Generalmente uniti, dallo scorso 6 luglio i due laghi sono divisi da una stretta striscia di terra. Come ricorda il gestore del rifugio, Maurizio Nava, erano ormai vent’anni che non accadeva. Solitamente i laghi si dividono a inizio primavera o a fine inverno, dopo che Enel ha rilasciato buona parte dell’acqua, e prima del disgelo. Ma d’estate il fenomeno è eccezionale. Come quest’anno, appunto.

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