
(Foto di Colleoni)
LA TRAGEDIA. L’incidente nella mattinata di sabato 28 giugno sulla strada per Selvino. Alessandro aveva 53 anni: i ricordi della compagna Izabela.
Nembro
«Come farò ora a vivere senza di lui?». Lo dice tra le lacrime Izabela, sorretta dalla figlia e dal compagno di quest’ultima, mentre guarda a terra, coperto da un telo sull’asfalto rovente, il corpo senza vita del suo compagno Alessandro Morlotti, morto a 53 anni nello schianto tra la sua moto Triumph Street Triple e un’auto mentre scendeva da Selvino verso Nembro. Izabela lo aspettava a casa, a Ponteranica, per pranzo. «Ma non è mai arrivato», spiega.
Alle 10,30 di sabato 28 giugno la sua moto si è scontrata con la Seat Ateca guidata da un sacerdote e che, secondo quanto è stato ricostruito dalla polizia locale, viaggiava nella direzione opposta e stava svoltando dalla provinciale 35 verso via Moroni, la strada che porta a Lonno. Nell’impatto, piuttosto violento, la moto è stata sbalzata nell’aiuola al centro del bivio tra le due strade, mentre Morlotti è caduto a terra sull’asfalto a una decina di metri rispetto al punto dell’impatto. Di fatto il cinquantatreenne – di professione operaio nel ramo della logistica in una ditta di Bergamo – è morto sul colpo per le ferite riportate.
L’allarme è stato immediato: il 118 ha inviato sulla provinciale 35 l’automedica, l’ambulanza e l’elisoccorso. L’équipe sanitaria ha tentato di rianimare Morlotti, ma non c’è stato nulla da fare: alla fine il medico ne ha dovuto constatare il decesso. Sotto choc, ma illeso, il sacerdote alla guida dell’auto, che è stato sentito dagli agenti della polizia locale della gestione intercomunale Valseriana che raggruppa i comuni di Nembro, Selvino, Gazzaniga, Pradalunga, Villa di Serio e Casnigo.
Per i rilievi sono intervenute le pattuglie di Nembro e Gazzaniga, oltre al comandante Luigi Pigolotti, che ha coordinato i rilievi. La dinamica dei fatti è parsa piuttosto chiara fin da subito: Alessandro Morlotti viaggiava in discesa e aveva già oltrepassato diciotto dei diciannove tornanti della provinciale nel tratto tra Selvino e lo svincolo per Lonno. Superata anche la diciottesima curva a centottanta gradi, quello dedicato a Diego Magoni (ciascun tornante della strada porta infatti il nome di un famoso ciclista), lo attendeva un tratto quasi rettilineo.
Invece, soltanto una settantina di metri dopo, lo schianto che si è rivelato fatale. La sua Triumph Street Triple ha invece urtato la parte anteriore sinistra della Seat Ateca ed è stata sbalzata in avanti. Nessuno ha assistito allo schianto, benché la provinciale tra Nembro e Clusone ieri fosse piuttosto trafficata. Nel momento dell’incidente, però, al bivio non c’erano altri mezzi oltre alla moto di Morlotti e all’Ateca. L’allarme è stato comunque immediato. Lo stesso automobilista ha avvisato i soccorritori, mentre nel frattempo sono sopraggiunti altri veicoli. Una pattuglia della polizia locale è stata avvertita mentre era in servizio a Selvino e ha rapidamente raggiunto lo svincolo teatro della tragedia.
Alessandro Morlotti era nativo di Bergamo, ma aveva vissuto a Seriate, a Bergamo e poi a Ponteranica con la compagna Izabela. Da qualche tempo, però, era tornato ad abitare a Bergamo per accudire l’anziana madre malata e viveva con lei al 3 di via Mario Flores alla Celadina. Tuttavia era quotidianamente di casa a Ponteranica dalla compagna, che ieri lo attendeva appunto per il pranzo, come capitava spesso: «Era un grande appassionato di moto – racconta il compagno della figlia di Izabela – e spesso amava fare dei giri. In questo caso era andato a Selvino, ma contava di tornare a casa appunto per pranzo. Non era assolutamente uno spericolato, anzi: andava sempre piuttosto piano».
Altra passione quella per i cani, a partire dalla sua Grace. Oltre alla compagna e alla figlia di quest’ultima, Alessandro Morlotti lascia anche la sorella Nicoletta che vive a Roma e che ieri, avvisata del dramma, si è messa in viaggio per tornare a Bergamo. Terminati i rilievi (in programma lunedì 30 giugno in mattinata), la salma sarà accompagnata alla casa del commiato di via Suardi a Bergamo.
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