Morandi, pena ridotta in Appello. Ancora assolto per i soldi di Gamba

La sentenza Da 4 anni a 3 anni e 2 mesi per l’ex sindaco: effetto prescrizione. L’imputato: l’imprenditore sapeva dei movimenti. Respinto il ricorso dei pm.

Pena ridotta in Appello per Benvenuto Morandi, ex sindaco di Valbondione ed ex direttore della filiale Private Banking di Intesa Sanpaolo a Fiorano al Serio, che era finito a processo per truffa, con l’accusa di aver sottoposto a decine di clienti (47 secondo la Procura) false rendicontazioni in merito all’andamento dei loro investimenti, e per furto aggravato, per aver sottratto diversi milioni di euro dai conti di alcuni clienti, principalmente l’imprenditore Gianfranco Gamba, la moglie Mariuccia Pezzoli e la figlia Simona.

In primo grado Morandi era stato riconosciuto colpevole e condannato a 4 anni per le presunte truffe e furti ai correntisti (comprese moglie e figlia di Gamba), ma assolto per gli ammanchi dai conti di Gianfranco Gamba (2,5 milioni di euro era la contestazione): il giudice Vito Di Vita ritenne non attendibile la versione dell’imprenditore (parte civile) che aveva sempre sostenuto di essere stato all’oscuro dei movimenti di denaro dai suoi depositi bancari, in quanto Morandi era il suo consulente di fiducia: «Non può prestarsi fede – scriveva il giudice – alla versione di chi, sebbene benestante, dichiari di avere subito ammanchi sui propri conti correnti pari ad oltre 10 milioni di euro in 12 o 13 anni senza rendersene conto». Contro la sentenza avevano proposto ricorso in Appello tutte le parti: la Procura (che riteneva troppo tenue la condanna nei confronti di Morandi e soprattutto giudicava credibile la versione di Gianfranco Gamba, che come gli altri sarebbe stato vittima dei presunti magheggi dell’ex sindaco) e la difesa, che invocava l’assoluzione dai furti contestati riguardo anche ai conti di moglie e figlia di Gamba, e la riqualificazione degli altri episodi in appropriazione indebita.

Martedì pomeriggio il verdetto: il collegio composto dai giudici Antonio Minervini, Paolo Marcello Mainardi e Giovanni De Donato, dopo un’ora e mezza di camera di consiglio ha condannato Benvenuto Morandi a 3 anni, 2 mesi e 600 euro di multa, respingendo tutti i ricorsi delle parti e confermando in sostanza la sentenza di primo grado, anche sul nodo centrale del processo (per Morandi è stata infatti confermata l’assoluzione riguardo agli ammanchi dai conti correnti di Gianfranco Gamba). La riduzione della pena a 3 anni e 2 mesi (in primo grado Morandi aveva rimediato 4 anni) è dovuta sostanzialmente all’effetto della prescrizione. Le presunte truffe con false rendicontazioni ai correntisti, infatti, fanno riferimento a episodi tra il 2007 e il 2013 e si prescrivono in 7 anni e mezzo: il processo d’Appello è quindi giunto fuori tempo massimo. I furti aggravati invece hanno tempi più lunghi (12 anni e mezzo) e hanno retto anche in Appello (ad eccezione di un movimento dal conto di Simona Gamba parecchio datato, caduto in prescrizione).

Prima della sentenza le parti avevano discusso: la procura generale aveva chiesto 4 anni 8 mesi (invocando la condanna di Morandi anche per i soldi prelevati dai conti di Gianfranco Gamba), la difesa l’assoluzione. Il collegio aveva disposto che venisse sentito anche l'imputato, che ha parlato in aula: «Gamba sapeva dei movimenti di denaro dai suoi conti» ha ribadito sostanzialmente Morandi, confermando la versione che aveva sempre sostenuto anche in primo grado. Anche Gamba, parte civile, era presente in aula, assistito dall’avvocato Giovanni Bertino: «Quei soldi furono usati per coprire ammanchi negli investimenti o per attività politica di Morandi, come poteva sapere Gamba?», è in estrema sintesi la versione ribadita dal legale. «Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza – ha dichiarato l’avvocato Angelo Capelli, che con la collega Marialaura Andreucci assiste Morandi – non escludiamo di impugnare la sentenza in Cassazione».

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