Simona, la malattia e la gioia di Isabel, figlia di ricerca e coraggio

LA STORIA. La 39enne di Villa di Serio racconta la sua storia che l’ha portata a essere testimonial della Fondazione. Il professor Zambelli: «Dove si fa ricerca, si cura meglio».

Solo lo scorso anno, in tutta Italia 175.600 donne hanno dovuto affrontare la diagnosi di cancro. La strada verso la guarigione passa da uno snodo cruciale: la ricerca. Un impegno che l’Airc - la Fondazione per la ricerca sul cancro - traduce in concreto da sessant’anni anche grazie alla generosità di tanti, attraverso gesti simbolici e potenti al tempo stesso: come l’«Azalea della ricerca», appuntamento ormai tradizionale promosso in occasione della Festa della mamma, e che domenica 11 maggio tornerà anche nelle piazze bergamasche, con un focus particolare legato alla salute delle donne Il tumore più frequente nella popolazione femminile è quello della mammella, che ha contato oltre 53mila casi diagnosticati nel solo 2024 in Italia.

È proprio su questa patologia, e in particolare sul tumore «triplo negativo», che si concentra un progetto di ricerca sostenuto da Fondazione Airc grazie ai «bandi 5 per mille» e che vede nel gruppo di lavoro anche Alberto Zambelli, direttore dell’Oncologia del Papa Giovanni XXIII e ricercatore Airc: «Airc – premette Zambelli – è una delle agenzie più importanti per la ricerca a livello indipendente, non governativo, con uno sguardo sempre più attento alla ricerca traslazionale, che garantisce non solo conoscenze nuove ma anche l’applicabilità nel trattamento». È il caso del progetto su cui lavora anche Zambelli, nell’ambito di un network ampio guidato dal professor Stefano Piccolo dell’Università di Padova: «Questa ricerca – prosegue Zambelli – ha l’obiettivo di riconoscere, in particolare per il tumore della mammella triplo negativo (nome dovuto al fatto che nelle sue cellule non è presente alcuno dei tre principali bersagli molecolari per cui esistono trattamenti mirati, ndr), come le cellule tumorali interagiscono con le cellule sane, costituendo di fatto un ecosistema tumorale guidato da alcune forze fisiche di meccano-biologia che possono diventare bersagli di cura». In metafora, prosegue l’oncologo, «l’originalità di questo studio è identificare nuovi talloni d’Achille del cancro, delle vulnerabilità dell’ecosistema tumorale. Nella pratica, la ricerca ha identificato alcuni farmaci che potrebbero essere più efficaci quando ci sono delle specifiche caratteristiche di durezza e di rigidità del tumore». Così, «sostenere la ricerca, e in particolare Airc, è il modo migliore di assicurare una cura efficace – conclude Zambelli -: dove si fa ricerca, si cura meglio».

La storia di Simona

La storia di Airc racconta di un gioco di squadra tra scienza, medicina, pazienti, cittadinanza. Simona Asperti, 39enne di Villa di Serio, ha scelto di impegnarsi come testimone della Fondazione per condividere la propria storia: una storia di malattia, ma anche di coraggio e di normalità, coronata dalla gioia più grande, quella di essere diventata mamma. «A 7 anni i miei genitori si accorsero che qualcosa non andava a livello motorio: nel giro di pochi mesi ho cominciato a paralizzarmi nella parte destra del corpo – racconta –. Da lì iniziarono gli accertamenti, e nel giro di una settimana fui ricoverata al “Besta” di Milano: avevo un astrocitoma pilocitico, un tumore cerebrale localizzato al cervelletto. Venni operata, fortunatamente il tumore era benigno, e progressivamente tornai alla normalità».

Il ritorno della malattia

Ma la malattia si riaffacciò nella sua vita a distanza di molti anni, nel 2013: «Durante una visita di controllo si scoprì che il tumore era ricomparso, perché il primo intervento non era riuscito a eliminarlo del tutto. Mi diedero due scelte: tenerlo sotto controllo o operarmi di nuovo. Il mio desiderio più grande era quello di diventare madre: la strada migliore era l’intervento». All’inizio del 2014 Simona entrò di nuovo in sala operatoria, ancora al «Besta», per un intervento di 14 ore. Poco dopo comincia una nuova fase della sua vita: «La nascita di Isabel Paola, mia figlia che oggi ha 9 anni e mezzo, una bimba sana e che ogni giorno mi riempie di vita – racconta la donna -. Nonostante l’operazione oggi il tumore è ancora presente, perché non è stato possibile toglierlo completamente, ma è tenuto sotto controllo attraverso controlli periodici».

Simona testimonial

Simona è impegnata con Airc per sostenere la ricerca, quei progressi della scienza che ha vissuto in prima persona attraverso un percorso di cura lungo ormai più di trent’anni: «Ho visto un’evoluzione importante – conclude la donna -: grazie a chi mi sta curando, ho potuto condurre una vita normale e coronare il mio sogno. Ho una bimba che mi sorride ogni mattina, e questa è la gioia più grande».

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