Valeriia, da Novazza ogni sera una fiaba al telefono per gli alunni rimasti in Ucraina

Valgoglio Valeriia Talashko, insegnante d’arte arrivata a inizio marzo a Ca’ Rosèi, si collega con i suoi alunni che hanno trovato rifugio negli scantinati e nella metropolitana di Kharkiv.

Ogni sera, intorno alle 20, Valeriia Talashko prende il telefono cellulare e sale nella mansarda di Ca’ Rosèi, nel punto dove la connessione funziona meglio. Deve raccontare la fiaba della buonanotte ai suoi alunni. Così le storie di Charles Perrault, da una finestra immersa nel silenzio di Novazza di Valgoglio, arrivano nella metropolitana e negli scantinati di Kharkiv, in Ucraina: è lì che si trovano i piccoli ascoltatori, che fortunatamente riescono, nonostante tutto, a collegarsi. «A Kharkiv grazie a Dio le connessioni funzionano ancora, a differenza di altre città dove i russi hanno bloccato le linee; speriamo che continui così», spiega Valeriia avvalendosi della traduzione di Anastasija Zolotova, anche lei ospite a Valgoglio.

La «bottega di Emmaus»

Le due giovani donne sono arrivate in alta Valle Seriana accompagnando sette ragazze con disabilità. Anastasija è infatti la direttrice, e Valeriia una collaboratrice, della Ong Emmaus, che in Ucraina è accanto a disabili e orfani. Giunte da poco in Bergamasca (il 2 marzo), hanno rimesso in piedi per le ragazze che sono con loro il laboratorio di moda e creatività che Valeriia svolgeva a Kharkiv, con la «Bottega di Emmaus». Ma non solo: si sono attivate per dare una mano a chi è rimasto nel Paese sotto attacco. E per Valeriia la priorità è tenere annodati i fili con i «suoi» bambini e adolescenti, dai 6 ai 17 anni: «Alcuni li conosco da dieci anni». Già allo scoppio della guerra, quando ancora era in Ucraina, l’insegnante avrebbe voluto tener vivo «qualcosa di bello», ma non era certo facile.

«Io sono qui al sicuro, mentre loro vivono in metropolitana o negli scantinati per proteggersi dai bombardamenti. Ho iniziato a chiedermi cosa potessi fare per far sapere che non li ho dimenticati e che voglio loro tantissimo bene»

All’arrivo a Ca’ Rosèi, il pensiero è corso subito a quei ragazzi. «Io sono qui al sicuro, mentre loro vivono in metropolitana o negli scantinati per proteggersi dai bombardamenti – racconta Valeriia, commossa –. Ho iniziato a chiedermi cosa potessi fare per far sapere che non li ho dimenticati e che voglio loro tantissimo bene». Così quell’iPhone diventa lo strumento di un legame più forte delle avversità: oltre a leggere ogni sera una fiaba, a giorni alterni Valeriia riesce a mettere in campo per i suoi alunni – che ovviamente non possono andare a scuola – lezioni di disegno a distanza, in una sorta di incredibile Dad che sconfina nell’«arteterapia: chiedo ai bambini di disegnare cose attraverso cui aiutarli a esprimersi».

Aiuti e medicinali

Ma gli sforzi sono anche più ad ampio raggio: fin dal loro arrivo, Anastasija e Valeriia sono in prima linea, collaborando con i colleghi rimasti in Ucraina, per cercare di facilitare l’evacuazione di persone, di assicurare un supporto economico a chi rimane, di far arrivare aiuti. Tra pochi giorni, grazie al sostegno del Comune di Valgoglio, degli alpini e della Croce Blu, partirà un convoglio per portare materiali di prima necessità (coperte riscaldanti, sacchi a pelo) e medicinali, necessari sia per gli ospedali, sia per le famiglie: «Chi ha problemi di diabete o tiroide, per esempio, in Ucraina non riesce più a trovare i farmaci – dice Anastasija –. Qui siamo state accolte con semplicità e amore, e questo ci permette a nostra volta di aiutare».

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