Zenerù piace ai bambini: è il loro anno

Ardesio. Tornata dopo due stagioni di assenza, la tradizionale «scasàda» ha coinvolto tanti ragazzi e giovani. «Hanno lavorato intensamente per realizzare il fantoccio dato alle fiamme». Ospiti d’onore gli amici di Predazzo.

Nella serata di martedì 31 gennaio, puntuale come sempre, Zenerù è bruciato in un grande falò, accompagnato dal suono dei campanacci. Un lungo corteo e il rogo finalmente riaperto al pubblico dopo due anni di assenza della gente ma non della tradizione.

Mai come quest’anno, la «Scasàda del Zenerù», il grande evento della Pro loco Ardesio, ha coinvolto le giovani generazioni di Ardesio. Centinaia, infatti, i bambini, scolari e studenti, a partire dalla scuola dell’infanzia e via via fino alle elementari e medie, che ieri mattina hanno partecipato alla manifestazione, accompagnando il pupazzo raffigurante l’inverno col suono di piccoli campanacci, dal piazzale antistante il palazzo municipale fino a Ponte Rino.

Ardesio, la «Scasàda del Zenerù» piace anche ai bambini. Video di Orobie Foto

Bambini e alunni che hanno anche recitato sotto i portici comunali la poesia del Zenerù e che, in sala consiliare, coordinati da Pietro Zucchelli, hanno rivolto domande al gruppo folcloristico ospite, quello dei «Foghi di San Martino di Pàrdàcc» (Predazzo). Ma non solo. Ha affermato, in merito, Giorgio Fornoni, coordinatore del Gruppo «Amici del Zenerù» che ha realizzato il carro: «Nel nostro entourage sono entrati a far parte parecchi ragazzi e giovani che, con i veterani, hanno lavorato intensamente per due mesi nella realizzazione del pupazzo. È un fatto positivo che garantisce il futuro della manifestazione».

E ancora: «Il fantoccio di Zenerù, come sempre, è stato ideato in ogni suo particolare dall’eremita Flaminio Beretta. Secondo la sua fervida fantasia quest’anno Zenerù, per fuggire al suo triste destino, cerca di trovare scampo in cima al campanile del Santuario della Madonna delle Grazie. Ma, costretto anche dalle minacce del cacciatore Giannino Pasini, armato di fucile, è costretto ad arrendersi e, acciuffato, viene dato alle fiamme». Sul carro che trasporta Zenerù, anche tre animali: una capra alata, un asino con le ali e una gallina. Animali allevati da Flaminio e un tempo necessari per garantire cibo alle popolazioni montane.

Fin dal mattino

Nella sala municipale i ragazzi di seconda media alle 10 hanno assistito alla presentazione del gruppo ospite. Dopo il saluto da parte del vicesindaco Simone Bonetti e di Antonio Delbono, del Gruppo «Campanacci della Valle Seriana», Giuseppe Facchini, assessore al turismo di Predazzo e coordinatore del Gruppo, «I Foghi de San Martino de Pàrdàcc», ha raccontato la storia della loro tradizione. «È nato – ha affermato – oltre un secolo fa. Per San Martino, l’11 di novembre, i giovani delle cinque contrade di Predazzo accendono, la sera alle 20, cinque grandi fuochi sulla montagna che fa da sfondo all’abitato. Mentre le fiamme si innalzano verso il cielo, i componenti del gruppo e tutta la popolazione si ritrovano in piazza per un momento di festa, rallegrato dal suono dei campanacci».

Zenerù è poi rimasto parcheggiato fino alle 20 sul piazzale di Ponte Rino, ammirato e fotografato da migliaia di persone, provenienti da tutta la Valle Seriana e dalla provincia bergamasca. Quindi, accompagnato dal chiasso infernale dei «Campanacci della valle Seriana», da parecchi campanacci di Valgoglio, e da migliaia di persone, in corteo è stato accompagnato per le vie del centro storico di Ardesio e quindi dato alle fiamme sul piazzale antistante l’edificio delle ex scuole elementari. La manifestazione, di antica origine pagana, ha inteso, con il rogo che ha bruciato Zenerù, cacciare il freddo inverno e auspicare il ritorno della primavera che, con il suo tepore, fa rinascere la natura e gli uomini. Zenerù ieri sera è stato cacciato, con il solo suono dei campanacci, da gruppi di ragazzi e giovani anche a Valbondione, Gandellino e Gromo.

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