
Volontariato / Bergamo Città
Sabato 04 Ottobre 2025
«Lo Spettro delle delizie» contro i pregiudizi
AUTISMO E SOSTEGNO. A Bergamo un punto vendita e di degustazione di specialità enogastronomiche, gestito da persone autistiche.
Fra le iniziative ultime e più originali c’è sicuramente «Lo Spettro delle delizie», un luogo in via Broseta 44 a Bergamo, dove la tradizione enogastronomica italiana incontra la creatività e l’impegno di associazioni nazionali che coinvolgono persone autistiche nella produzione delle loro specialità regionali, offrendo opportunità di apprendimento e di inclusione.
«Lo Spettro delle delizie» è infatti un punto vendita e di degustazione di «eccellenze» (si va dalla Sbrisolona ai piatti tipici toscani) interamente gestito da persone autistiche (in presenza di personale qualificato), ma soprattutto uno spazio dove vivere un’esperienza unica e iniziare a masticare «una corretta cultura della neurodivergenza e una nuova consapevolezza sullo Spettro autistico, sfatando pregiudizi, dimostrando come l’inclusione lavorativa e sociale possa generare valore per la comunità e come chiunque, se messo nelle condizioni di farlo, può mettere a frutto le proprie capacità».
Di questo è convinta Silvana Salvi, 67 anni, presidente dell’Associazione Autismo è…, con sede a Mozzo che, su questo credo, ha costruito progetti, sfide e traguardi. Risalente a una decina di anni fa, l’associazione è nata «dall’unione di più persone che hanno nel tempo maturato grande esperienza e competenza nei disturbi dello Spettro autistico e vogliono ampliare sia il sostegno alle famiglie che alle persone con autismo, con la collaborazione di operatori e personale medico, di educatori, volontari e realtà territoriali». Con tante azioni, attività, servizi, fra i quali spicca «l’utilizzo di laboratori organizzati e coordinati in progetti individualizzati, considerando ogni soggetto nella sua unicità e peculiarità, con le proprie esigenze, le proprie caratteristiche e le proprie potenzialità».
Un modo quindi per arrivare (pronti) a un lavoro e a uno stipendio vero, ma anche per favorire un’autentica crescita, la conquista di un senso di vita e la piena realizzazione. In contrasto quindi con le tante storie - prosegue la presidente - «di sconfitte, di chiusura al mondo, di chi dopo la scuola non trova altro e si deprime, di chi passa da un tirocinio all’altro senza avere un orizzonte davanti». Accanto alla presa in carico abilitativa per minori e adulti (in assenza di diagnosi c’è la possibilità di effettuare una valutazione), diversi anche i corsi e le occasioni pensati per il tempo libero, dalla barca a vela fino al teatro. Si lavora con e nelle famiglie, si lavora nelle scuole e nel territorio. «Se torno indietro a quando ho avuto la prima diagnosi di mio figlio, tante cose sono cambiate. Eppure c’è ancora molto da fare, soprattutto dal punto di vista culturale - conclude Salvi -. Difficile pensare di cambiare il mondo ma credo che, se tutti facessero un pezzettino in tal senso, sarebbe possibile renderlo più inclusivo».
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