Una mente aperta ed illuminata, che viaggiava a velocità supersonica e andava sempre al cuore del problema con inconsueta, ma per lui naturale, capacità di investigare e mettere a fuoco cause ed effetti. Di capire cosa valesse la pena seguire e cosa no. Walter Mapelli, 60 anni di Monza, dal 2016 procuratore capo di Bergamo se ne è andato dopo due anni di lotta contro la malattia. In ufficio tenacemente fino a un mese fa, fino all'ultimo si è preoccupato del suo ufficio ed è rimasto alle prese con faldoni, inchieste, consigli ai colleghi che di lui dicono "intelligenza fuori dal comune, preparazione elevata, vivacità culturale e concreta capacità di risposta unite a grande umanità". Non aveva fatto mistero della sua malattia, combattuta con forza e lucidità non comuni ma che negli ultimi mesi era diventata aggressiva e incontenibile. Eppure il suo cruccio era quello di mettere tutto apposto in Procura, di riuscire a chiudere il suo impegno affinchè la nuova macchina organizzativa potesse camminare autonomamente anche dopo di lui. E che il suo modus operandi abbia contagiato l'intera Procura lo testimoniano le parole commosse del sostituto Maria Cristina Rota: "Sarà come fosse ancora qui, anzi di più. Glielo dobbiamo noi tutti". Sessant'anni, di Monza, sposato e padre di due figli, era entrato in magistratura nel 1985, iniziando a Milano al fianco di Francesco Greco e Ilda Boccassini. A Monza era stato sostituto procuratore dal 1987 al 2016. Tra le sue inchieste più note quella sul «Sistema Sesto», che ha messo sotto indagine l'ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati. È di Mapelli anche l'inchiesta sul «Sistema Desio» che ha portato alla condanna in primo grado dell'ex assessore regionale Massimo Ponzoni a 10 anni e mezzo per corruzione, concussione e bancarotta fraudolenta. E poi i casi Cirio, Impregilo, il riciclaggio Imi-Sir. Quello a Bergamo era stato il suo primo incarico direttivo a tutti gli effetti. «Attenzione immediata alle esecuzioni», aveva annunciato riferendosi a fascicoli arretrati di due anni. Una piccola rivoluzione in piazza Dante, a cominciare dall'attenzione per i reati fiscali, il suo pallino. Le prime inchieste sulle finte voluntary disclosure erano partite da sue intuizioni. E poi i casi Maxwork, il processo Ubi, Foppolo, le indagini sulla corruzione, come quella del carcere o dell'ex direttore dell'Inps, con un impegno personale per una più efficace risposta giudiziaria contro la violenza sulle donne. Un vulcano infaticabile, disponibile al confronto con tutti. Il funerale sarà celebrato mercoledì pomeriggio alle 15,30 nel Duomo di Monza. Simona Befani
Una mente aperta ed illuminata, che viaggiava a velocità supersonica e andava sempre al cuore del problema con inconsueta, ma per lui naturale, capacità di investigare e mettere a fuoco cause ed effetti. Di capire cosa valesse la pena seguire e cosa no. Walter Mapelli, 60 anni di Monza, dal 2016 procuratore capo di Bergamo se ne è andato dopo due anni di lotta contro la malattia. In ufficio tenacemente fino a un mese fa, fino all'ultimo si è preoccupato del suo ufficio ed è rimasto alle prese con faldoni, inchieste, consigli ai colleghi che di lui dicono "intelligenza fuori dal comune, preparazione elevata, vivacità culturale e concreta capacità di risposta unite a grande umanità". Non aveva fatto mistero della sua malattia, combattuta con forza e lucidità non comuni ma che negli ultimi mesi era diventata aggressiva e incontenibile. Eppure il suo cruccio era quello di mettere tutto apposto in Procura, di riuscire a chiudere il suo impegno affinchè la nuova macchina organizzativa potesse camminare autonomamente anche dopo di lui. E che il suo modus operandi abbia contagiato l'intera Procura lo testimoniano le parole commosse del sostituto Maria Cristina Rota: "Sarà come fosse ancora qui, anzi di più. Glielo dobbiamo noi tutti". Sessant'anni, di Monza, sposato e padre di due figli, era entrato in magistratura nel 1985, iniziando a Milano al fianco di Francesco Greco e Ilda Boccassini. A Monza era stato sostituto procuratore dal 1987 al 2016. Tra le sue inchieste più note quella sul «Sistema Sesto», che ha messo sotto indagine l'ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati. È di Mapelli anche l'inchiesta sul «Sistema Desio» che ha portato alla condanna in primo grado dell'ex assessore regionale Massimo Ponzoni a 10 anni e mezzo per corruzione, concussione e bancarotta fraudolenta. E poi i casi Cirio, Impregilo, il riciclaggio Imi-Sir. Quello a Bergamo era stato il suo primo incarico direttivo a tutti gli effetti. «Attenzione immediata alle esecuzioni», aveva annunciato riferendosi a fascicoli arretrati di due anni. Una piccola rivoluzione in piazza Dante, a cominciare dall'attenzione per i reati fiscali, il suo pallino. Le prime inchieste sulle finte voluntary disclosure erano partite da sue intuizioni. E poi i casi Maxwork, il processo Ubi, Foppolo, le indagini sulla corruzione, come quella del carcere o dell'ex direttore dell'Inps, con un impegno personale per una più efficace risposta giudiziaria contro la violenza sulle donne. Un vulcano infaticabile, disponibile al confronto con tutti. Il funerale sarà celebrato mercoledì pomeriggio alle 15,30 nel Duomo di Monza. Simona Befani