Uccise con un colpo alla testa la prostituta nigeriana Esther Eghianruwa, di 37 anni. Era il 20 gennaio di un anno fa quando Fabrizio Vitali decise di chiudere definitivamente quel rapporto a pagamento con la donna. Ora l'uomo è stato condannato in rito abbreviato a 20 anni di carcere per omicidio premeditato. Vitali, ex operaio, 61 anni, reo confesso freddò la donna in un hotel a Dalmine. L'uomo, disoccupato, confessò subito l'omicidio, compiuto con un colpo di pistola alla testa. Fu lui a chiamare i soccorsi chiedendo un intervento immediato perché c'era una donna in gravi condizioni. In realtà la donna era già morta. Arrivarono i medici e i carabinieri. L'uomo non fece resistenza e venne subito arrestato dai militari di Treviglio e Dalmine. Nel ricostruire la vicenda, Vitali raccontò che lui e la prostituta si vedevano saltuariamente da alcuni d'anni. Ma Vitali, disoccupato da tempo, non aveva più soldi per gli incontri e voleva quindi chiudere la relazione con la nigeriana. Lei al contrario, avrebbe voluto intensificarli per guadagnare di più. Quando Vitali le disse che avrebbero chiuso, secondo il racconto, lei si arrabbiò molto. All'ultimo appuntamento, la sera del 19 gennaio, lui per paura di essere aggredito dalla donna arrivò con la pistola, una Glock 9*21 detenuta legalmente, dentro una valigetta. La donna, secondo la versione di Vitali, avrebbe più volte minacciato di picchiarlo. I due dormirono insieme in una stanza dell'hotel Daina di Dalmine e, la mattina dopo, lui le puntò l'arma alla nuca e fece fuoco. Un unico sparo fatale e che nessuno avrebbe sentito. Il pm Letizia Riggeri aveva chiesto 15 anni di reclusione, il giudice ha invece deciso per 20, da scontare in carcere vista la premeditazione. Una storia di solitudine e malessere. L'uomo in aula oggi ha chiesto scusa alla sorella della vittima. Mi scuso, le volevo davvero bene" ha detto prima della sentenza.
Uccise con un colpo alla testa la prostituta nigeriana Esther Eghianruwa, di 37 anni. Era il 20 gennaio di un anno fa quando Fabrizio Vitali decise di chiudere definitivamente quel rapporto a pagamento con la donna. Ora l'uomo è stato condannato in rito abbreviato a 20 anni di carcere per omicidio premeditato. Vitali, ex operaio, 61 anni, reo confesso freddò la donna in un hotel a Dalmine. L'uomo, disoccupato, confessò subito l'omicidio, compiuto con un colpo di pistola alla testa. Fu lui a chiamare i soccorsi chiedendo un intervento immediato perché c'era una donna in gravi condizioni. In realtà la donna era già morta. Arrivarono i medici e i carabinieri. L'uomo non fece resistenza e venne subito arrestato dai militari di Treviglio e Dalmine. Nel ricostruire la vicenda, Vitali raccontò che lui e la prostituta si vedevano saltuariamente da alcuni d'anni. Ma Vitali, disoccupato da tempo, non aveva più soldi per gli incontri e voleva quindi chiudere la relazione con la nigeriana. Lei al contrario, avrebbe voluto intensificarli per guadagnare di più. Quando Vitali le disse che avrebbero chiuso, secondo il racconto, lei si arrabbiò molto. All'ultimo appuntamento, la sera del 19 gennaio, lui per paura di essere aggredito dalla donna arrivò con la pistola, una Glock 9*21 detenuta legalmente, dentro una valigetta. La donna, secondo la versione di Vitali, avrebbe più volte minacciato di picchiarlo. I due dormirono insieme in una stanza dell'hotel Daina di Dalmine e, la mattina dopo, lui le puntò l'arma alla nuca e fece fuoco. Un unico sparo fatale e che nessuno avrebbe sentito. Il pm Letizia Riggeri aveva chiesto 15 anni di reclusione, il giudice ha invece deciso per 20, da scontare in carcere vista la premeditazione. Una storia di solitudine e malessere. L'uomo in aula oggi ha chiesto scusa alla sorella della vittima. Mi scuso, le volevo davvero bene" ha detto prima della sentenza.