Micolucci: «Su Ascoli-Atalanta
non c'era nessun accordo»

Vittorio Micolucci, il difensore dell'Ascoli interrogato a Cremona, ha negato che ci fosse un accordo per pilotare il risultato di Ascoli-Atalanta del 12 marzo.

Vittorio Micolucci, il difensore dell'Ascoli interrogato in Procura a Cremona, ha negato che ci fosse un accordo per pilotare il risultato sulla vittoria dell'Atalanta nel match disputato lo scorso 12 marzo ad Ascoli e concluso invece sull'1-1.

Nel corso del suo interrogatorio Micolucci, il più invischiato dei giocatori ascolani secondo l'accusa, ha dovuto rispondere alle domande del gip Guido Salvini inerenti il tentativo di truccare la partita Ascoli-Atalanta con la collaborazione di Cristiano Doni.

E il difensore, pizzicato dalle intercettazioni, ha risposto di aver fatto credere a Pirani di aver «combinato» la partita, ma solo per non essere più assilato dall'odontoiatra. In realtà, secondo Micolucci, non c'è stata nessuna combine perché lui gioca sempre per vincere.

Micolucci in una conversazione con Pirani dopo la partita aveva continuato a fingere dicendo che era stata colpa dell'Atalanta se non aveva vinto perché Tiribocchi aveva fallito un'occasione e i nerazzurri non avevano più tirato in porta, ma in realtà, ha ribadito Micolucci, a essere ingannato è stato Pirani.
Non c'è mai stato nessun accordo.

«Vittorio Micolucci non conosceva Doni, non si sono mai contattati». Così l'avvocato del difensore dell'Ascoli prima dell'interrogatorio in Procura a Cremona aveva parlato del suo assistito. Il legale, Danila Pigotti, aveva confermato che erano arrivate a Micolucci telefonate di scommettitori, ma sempre respinte al mittente.

L'avvocato aveva precisato che Micolucci - accusato di essersi messo d'accordo col capitano atalantino - ha sempre giocato nell'Ascoli per vincere: ha un contratto sostanzioso, da 400 mila euro, fino al 2014 e aveva quindi tutto l'interesse a fare in modo che la sua squadra, che si è salvata per un soffio, restasse in serie B.

Il legale aveva ammesso che Micolucci era stato contattato da qualcuno del gruppo degli scommettitori. A tutti avrebbe sempre risposto «sì, sì», ma - ha precisato l'avvocato - era solo un modo per toglierseli di torno.

«Chiariremo con il giudice» era stata invece la risposta dell'avvocato alla domanda dei giornalisti sul perché Micolucci non avesse denunciato subito l'arrivo di queste telefonate degli scommettitori.

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