«Accusato di sequestro di persona»
Martinelli aveva un debito: 1000 €

L'accusa nei confronti di Luigi Martinelli è di sequestro di persona. Lo ha detto il procuratore del Bergamo Meroni nel corso della conferenza stampa iniziata a Bergamo. Secondo Meroni «non c'è mai stata una vera minaccia per gli ostaggi».

L'accusa nei confronti di Luigi Martinelli è di sequestro di persona. Lo ha detto il procuratore del Bergamo Massimo Meroni nel corso della conferenza stampa iniziata a Bergamo. Secondo Meroni «non c'è mai stata una vera minaccia per gli ostaggi». Il comandante dei carabinieri ha anche precisato che «l'azienda dell'uomo non è fallita e che l'agenzia delle entrate ha richiesto solo dei pagamenti».

Una protesta dimostrativa
«Dagli accertamenti seppur provvisori dell'Agenzia delle entrate sembrerebbe che avesse un debito non superiore ai mille euro. La persona - ha poi spiegato il magistrato - è stata arrestata e chiederemo la convalida dell'arresto. Solo dopo l'interrogatorio del gip potremo sapere meglio le cose. Dalle poche cose che la persona ha detto in modo informale sembrerebbe che si sia trattato di una protesta dimostrativa peraltro non oggettivamente giustificata».
La questione dei mille euro è però da verificare, dato che nei colloqui intercorsi con i parlamentari bergamaschi Roberto Calderoli e Giacomo Stucchi - che hanno incontrato Martinelli in carcere -, l'uomo avrebbe detto di avre un debito non per 1000 euro, ma di 44 mila euro, «dunque una cifra ben più consistente», ha dichiarato Calderoli.

Debito limitato, ma Monti era disposto a parlargli
Poi il procuratore ha aggiunto: «Un debito con l'Agenzia delle entrate di mille euro non mi sembra una situazione critica. Il presidente del consiglio Mario Monti, attraverso la sua segreteria, aveva dato la disponibilità di parlare con il sequestratore, se ci fosse stata la necessità». Notizia però poi smentita da Palazzo Chigi.

Due pistole, un fucile e un coltello
Il magistrato ha anche spiegato anche che il sequestratore aveva con sè «un fucile, due pistole e un coltello». Martinelli aveva una licenza per porto d'armi a uso caccia, scaduta, e quindi poteva detenere le armi che erano state regolarmente denunciate, ma non poteva utilizzarle. Gli inquirenti hanno confermato che l'uomo ha sparato un solo colpo con il fucile che aveva nascosto sotto il giubbotto, mentre tutte le altre armi erano dentro a uno zainetto di colore mimetico.

Parla il brigadiere eroe
«Mi ha preso in simpatia. Ho cercato - ha detto il vice brigadiere Roberto Lorini dei carabinieri, che ha spinto Luigi Martinelli ad arrendersi - di convincerlo anche utilizzando il dialetto. Gli ho detto che siamo amici e che rimarremo amici. Martinelli era arrabbiato, solo molto arrabbiato». E aggiunge: «Ho avuto paura fin dal primo momento, un conto è immaginarsi una cosa del genere, un conto è trovarsela davanti. Era una persona arrabbiata e basta». Per tutto il tempo all'interno dell'ufficio è rimasto in possesso della sua pistola.

Il mediatore gli ha anche passato la moglie
Lorini ha spiegato di aver persino passato al sequestratore la moglie al telefono: «A un certo punto ho esagerato - ha ammesso - l'ho pure fatto parlare con mia moglie, perchè anche lei gli spiegasse che in fondo siamo tutti umani. In fondo si tratta di questo, abbiamo parlato di cose normali, e lui mi è sembrata una persona normalissima».

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