Zingonia, medico scala gli 8000
E trova una bimba da salvare

L'avventura in quota di Annalisa Fioretti, pneumologa al Policlinico San Marco di Zingonia, ha aperto le porte della speranza per una bimba pakistana affetta da una malformazione cardiaca. Tutto è nato per caso durante una spedizione sul Gasherbrum 1.

di Carmen Tancredi

Sembra la trama di un film, o forse è la storia vera di un incontro di destini: gli ingredienti ci sono tutti, un romanziere impegnato in opere di solidarietà, una bimba di un villaggio pakistano malata di cuore, una dottoressa dalla fibra d'acciaio e con una gran passione per l'alpinismo, mamma di due bimbi e moglie di un filosofo che però fa l'informatico. La dottoressa è Annalisa Fioretti, ha 35 anni, è di Carugate (Milano): lavora come pneumologa nella Riabilitazione respiratoria al Policlinico San Marco di Zingonia. È grazie al suo intuito clinico che la piccola Sakina, 5 anni, potrà approdare in Lombardia da Skandu, un villaggio a tremila metri nel lontanissimo Pakistan, ed essere sottoposta a un delicato intervento al cuore. A metterle in contatto è stato Greg Mortenson, l'autore del bestseller mondiale «Tre tazze di tè», impegnato in attività filantropiche in Pakistan.

Un'altra spedizione
A Skandu Annalisa non è arrivata per caso: ce l'ha portata la sua passione per la montagna. «Da sempre mi incuriosiva poter studiare la respirazione umana in alta quota, sono stata a studiare nella Piramide Cnr in Nepal, poi ho fatto diverse spedizioni in Pakistan nel 2004, sono stata in Tibet nel 2006 con Manuela Di Centa e il marito, e poi mi sono fermata. Ho fatto due figli, sono nati Gioele e poi Lara. Ma la passione per l'alpinismo mi ha riacciuffata. E così ho tentato prima il Gasherbrum 2 poi, quest'anno, in estate, con alcuni amici abbiamo deciso di tentare il Gasherbrum 1. In realtà l'obiettivo doveva essere il K2, ma poi abbiamo deciso per il G1 per andare a recuperare un caro amico che era morto lì in una spedizione», racconta senza prendere fiato Annalisa.

Ci è andata in vacanza, usando le sue ferie, in quella spedizione, Annalisa, perché «sono una non professionista, e poi il mio lavoro è fare il medico qui, a Zingonia, Il Policlinico, comunque, ha scelto di finanziarmi la spedizione». Non ci è riuscita, Annalisa, a portare a termine quella missione, bloccata con i compagni al campo 2 verso il G1 da una bufera di neve. Ma ne ha realizzata un'altra: il salvataggio di Sakina. «Mentre eravamo a Skandu, e ci stavamo attrezzando per partire verso il campo, mi ha avvicinata Greg Mortenson. Lo conoscevo di fama, in Pakistan ha realizzato 200 scuole per l'alfabetizzazione delle bimbe. Gli avevano detto che ero medico, mi ha chiesto di dare un'occhiata a Sakina». Ad Annalisa è bastato ascoltare il cuore, per capire che quel «soffio» che sentiva non presagiva nulla di buono, il cuore batteva all'impazzata. Così, Annalisa prescrive a Gregg una serie di esami a cui sottoporre la piccola, lei l'avrebbe rivista al ritorno dalla spedizione. «Spesso nei giorni di brutto tempo l'immagine di Sakina mi ha fatto compagnia nella mia tendina. Pensavo a lei e ai miei piccoli: quando faccio le spedizioni mi tengo in contatto con loro tramite un mio blog».

Un mese dopo Annalisa torna a Skandu, e guarda gli esami di Sakina: «Ho capito subito che avevo ragione. Ho inviato la documentazione a un amico cardiochirurgo e ho avuto la conferma: Sakina aveva un «buco» tra i ventricoli e un'ipertensione polmonare. Un quadro clinico aggravato dal fatto che la piccola vive a 3 mila metri di quota». E così Annalisa ha avviato l'organizzazione per portare Sakina in Italia perché in Pakistan non aveva speranze di guarigione. «Dovrà essere sottoposta a un intervento simile a quello che hanno fatto al calciatore Cassano: le metteranno un "ombrellino" per chiudere il buco tra i ventricoli, poi seguirà una lunga riabilitazione». Annalisa si è rivolta alla grande famiglia dell'ospedale in cui lavora a Zingonia: «Ho contattato "Cuore Fratello", associazione di volontari fondata da don Claudio Maggioni, cappellano del Policlinico San Donato di Milano (che fa parte dello stesso gruppo del Policlinico di Zingonia ndr). Subito l'Associazione ha preso a cuore la storia di Sakina e, tramite un suo volontario cardiochirurgo, ha coinvolto i colleghi cardiochirurghi del Policlinico, anche loro in associazione, che subito si sono resi disponibili a operare la bimba. Mentre i volontari dell'associazione si sono offerti di assicurare assistenza ai familiari di Sakina in Italia e di organizzare anche la parte burocratica del viaggio».

Raccolta fondi
Annalisa ha anche coinvolto la Regione ma nel frattempo, per aggirare le lungaggini burocratiche, ha avviato una raccolta fondi (per info scrivere a [email protected]): «Bisogna anche pensare all'assistenza sanitaria nel decorso post-operatorio». Ed è sceso in campo il Policlinico di Zingonia: qui verranno effettuati tutti gli esami pre-operatori per Sakina. «Se tutto andrà bene, la piccola arriverà a gennaio – si commuove Annalisa – . I miei bimbi e mio marito Luca non vedono l'ora. E io sto raccogliendo vestiario per lei». La montagna, intanto, per Annalisa può aspettare: «Per poco. Quest'estate lavorerò, nel mio periodo di ferie, nel dispensario che Simone Moro ha realizzato in Pakistan e i miei bimbi e mio marito verranno con me. E sto preparando una spedizione con Nives Meroi: tentiamo il Kanchenjunga, la terza montagna della Terra, 8.586 metri. Saremo le prime due donne a farlo».

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