Comitato Torri di Zingonia:
«I residenti stanno aumentando»

Il Comitato dei residenti delle torri di Zingonia interviene sul tema scottante della per precisare che gli abitanti non stanno lasciando le torri. Al contrario, il numero dei residenti sta aumentando . «Siamo sorpresi dalle dichiarazioni di Infrastrutture Lombarde».

«Le dichiarazioni di Infrastrutture Lombarde spa pubblicate sull’edizione di mercoledì 13 novembre de L’Eco di Bergamo ci lasciano alquanto sorpresi. Non tanto per il numero di persone che avrebbero firmato gli accordi bonari per la cessione dei loro appartamenti situati all’interno delle torri, ma per la sicurezza e l’arroganza con cui si pensa di assegnare a tutti i residenti la volontà di andarsene alle condizioni dettate dall’ente regionale».

«Facciamo un po’ di chiarezza. Innanzitutto: gli abitanti non stanno lasciando le torri, come riportato dall’articolo. Non solo perché chi ha firmato gli accordi non ha ancora avuto assegnata una casa Aler, ma anche perché il numero di residenti sta aumentando».

«Sì, aumentando. Nelle scorse settimane sono state depositate quasi una ventina di richieste di residenze, e altre ne arriveranno ancora. In larga parte sono residenti nelle torri a cui non è stata riconosciuta la residenza in maniera illegale dal sindaco Bagini, il maggiore responsabile dello stato di abbandono delle torri, grazie ai suoi provvedimenti».

«Ma ci sono anche alcuni casi di persone che stanno tornando negli appartamenti di cui sono proprietari, che hanno lasciato proprio perché non erano in grado di ottenere la residenza o certificati necessari per le pratiche relative ai documenti di soggiorno. Per quanto riguarda i 16 proprietari firmatari, alcune considerazione sono doverose: 16 firmatari su quanti proprietari contattati? Diciamo un centinaio?».

«Ecco, quindi dire che tutti vogliano andarsene ci sembra un po’ azzardato. È certo vero che tutti i residenti vogliano migliorare le proprie condizioni di vita, ma questo miglioramento non coincide necessariamente con il piano di riqualificazione. Anzi. Prendiamo il caso di un proprietario che ha accettato l’accordo bonario: lo ha fatto perché si trova in condizioni disperate, ha dovuto persino consegnare tutto l’indennizzo alla banca con cui aveva contratto il mutuo e versare ulteriori 700€ di tasca sua, per poter chiudere il mutuo solo per poter accedere ad una casa Aler».

«Altro che accordi con le banche! Perché se è pur vero che l’accordo con Unicredit c’è, con le altre banche è molto dubbio che si arrivi a formalizzare qualcosa di vantaggioso per i residenti. In questo modo si crea un odioso doppio binario: chi ha contratto un mutuo con Unicredit può cancellare il mutuo, chi ha pendenze con altre banche si tiene il mutuo».

«E torniamo ai dati riportati: 14 appartamenti Aler assegnati, su 35 messi a disposizione. Fanno esattamente 21 appartamenti disponibili. Per più di 100 famiglie però. Quindi, o le case non verranno assegnate a tutti, o si dovranno togliere un centinaio di appartamenti Aler dalle già lunghissime liste di richiedenti alloggio, per dare case a chi le ha già».

«In generale, le condizioni delle persone che hanno accettato non sono molto dissimili dal caso riportato, tranne per i proprietari che una casa da qualche parte l’hanno già e hanno abbandonato il proprio appartamento nelle torri anni fa, lasciandolo nelle mani di spacciatori e abusivi. È ovvio che accettino qualche migliaio di euro (130€ al mq per l’esattezza) per togliersi il pensiero di un appartamento di cui non gliene importa più nulla».

«Ma di tutti gli altri? Di tutte quelle persone, e sono tante, che non vogliono cedere? Che hanno richiesto attraverso il comitato un’incontro pubblico in cui l’assessore regionale alla casa, i vertici di ALER e Infrastrutture Lombarde presentassero le offerte in maniera chiara e non attraverso gli articoli di giornale? Ancora una volta, inascoltati».

«Noi non abbiamo la palla di cristallo che evidentemente posseggono ai piani alti di Infrastrutture Lombarde e non vendiamo stime opinabili come certezze. Ma almeno una di certezza possiamo darla: nei prossimi mesi, se non anni, nel titolo dell’ennesimo articolo che prevederà l’imminente demolizione non ci sarà accordo bonario. Ci sarà esproprio. Con tutto quello che ne consegue, in primis la responsabilità politica e morale di portare avanti un piano del genere».

Comitato Residenti delle Torri di Zingonia

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