Donne in piazza per dire: mai più
«Ci sono pochi uomini solidali»

Più di 600 persone, sabato 23 novembre, alla manifestazione cittadina contro la violenza contro le donne organizzata dal tavolo Donne in rete di Bergamo. Anche la nostra città si è unita alle tante iniziative che in tutto il mondo si stanno svolgendo .

Più di 600 persone, sabato 23 novembre, alla manifestazione cittadina contro la violenza contro le donne organizzata dal tavolo Donne in rete di Bergamo. Anche la nostra città si è unita alle tante iniziative che in tutto il mondo si stanno svolgendo in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, che ricorre il 25 novembre.

«Non esiste chi picchia per amore», «La violenza sulle donne è una sconfitta per tutti», «Contro la violenza non sei sola»: erano molti gli striscioni che hanno accompagnato il corteo, partito nel primo pomeriggio dalla stazione .

«È doveroso essere qui a manifestare - dice Carla Di Filippo, 57 anni - non solo per ricordare le vittime del femminicidio ma anche per insegnare alle nuove generazioni di donne che bisogna farsi rispettare. Viviamo in un mondo che è tutto a misura maschile, in questo senso le donne sono soggetto debole. Per questo ogni volta che c’è una violenza, anche nel nostro territorio, bisogna non solo dirlo ma urlarlo».

C’erano molte donne ma anche diversi uomini in piazza ieri, senza dubbio mai abbastanza su un tema tanto importante, ma forse a mancare sono stati soprattutto i giovani. «Spesso i nostri coetanei la buttano sul ridere quando parliamo della violenza sulle donne – spiega Ina Gjoka, studentessa del Liceo artistico –, non c’è abbastanza informazione e si dovrebbero promuovere degli incontri nelle scuole con chi è a contatto diretto con questo fenomeno. Servirebbe a capire meglio, a non sentirlo lontano».

«Dovremmo essere libere dalla paura della violenza - aggiunge un’amica, Nadia -, questa società ci ha abituate a sentirci deboli». Marilena Manenti, 51 anni, assistente domiciliare, condivide l’idea che sia necessario lavorare sull’educazione: «Ho due figli maschi di 20 anni, con loro a casa abbiamo parlato della violenza maschile ma mi rendo conto che a scuola e tra gli amici c’è poca consapevolezza. Oggi speravo di vedere più uomini in piazza, anche loro devono darsi da fare per combattere questa battaglia».

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