False griffe a tavola: tartufo tarocco
Ingannati anche i ristoranti stellati

Nel mondo delle griffe false questa ci mancava proprio: il tartufo tarocco. Lo portava in Italia, proveniente niente meno che dal Marocco, un imprenditore di Asti. Il quale, con il suo prodotto «genuino» ha ingannato anche molti ristoranti stellati del capoluogo lombardo.

Nel mondo delle griffe false questa ci mancava proprio: il tartufo tarocco. Lo portava in Italia, proveniente niente meno che dal Marocco, un imprenditore di Asti. Il quale, con il suo prodotto «genuino» ha ingannato anche molti ristoranti stellati del capoluogo lombardo.

La scoperta di un vasto commercio di falso tartufo «bianchetto» è stata fatta dal Nucleo investigativo provinciale di polizia ambientale e forestale (Nipaf) di Milano. E non è improbabile che una parte del tarocco sia arrivata anche in Bergamasca.

L’amministratore di una società di forniture alla ristorazione specializzata nel commercio di tartufi ed altre eccellenze culinarie è stato rinviato a giudizio per frode in commercio. Il provvedimento conclude l’attività d’indagine: dai controlli effettuati è stato accertato che a noti ristoranti milanesi è stato venduto come “tartufo bianchetto” fresco (Tuber borchii Vittadini) un tubero proveniente dal Marocco, denominato «terfezia» o tartufo di sabbia che era stato sdoganato da un commerciante astigiano.

Il tubero «terfezia», esteriormente simile al nobile tartufo bianchetto, è assolutamente privo delle apprezzate caratteristiche del tartufo italiano e, proprio per evitare sofisticazioni, ne è vietata la commercializzazione. La frode messa in pratica permetteva elevatissimi guadagni sul prodotto, acquistato illecitamente a prezzi irrisori e rivenduto a prezzi molto elevati ad ignari ristoratori che lo utilizzavano fresco servendolo ai propri clienti.

L’illecito è stato accertato anche tramite l’acquisizione delle fatture commerciali relative alle transazioni intercorse tra l’importatore, il rivenditore e i ristoranti acquirenti. Alla società coinvolta è stato inoltre elevato un verbale amministrativo che prevede una sanzione fino a 5.170 euro.

L’operazione, nata grazie ai controlli sulla filiera del tartufo condotti dal Comando Provinciale di Asti, rappresenta un importante segnale contro le frodi nel settore dei tartufi, ambito attentamente monitorato dal Corpo forestale dello Stato in considerazione dell’ingente valore dei prodotti e dell’elevata richiesta del mercato.

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