Giorgio Gori verso le primarie
Parodi: farò di tutto per aiutarlo

Cristina Parodi è reduce dalla sfida vinta su Rai Uno con «Così lontani così vicini», il programma che aiuta persone divise dalla vita a ritrovarsi. Ora pensa al marito, candidato sindaco per il Pd e in attesa del confronto delle primarie del centrosinistra.

Cristina Parodi è reduce dalla sfida vinta su Rai Uno con «Così lontani così vicini», il programma che aiuta persone divise dalla vita a ritrovarsi: «È vero, sono contenta di aver messo un piede a Raiuno con un programma che è andato dritto al cuore delle persone, molto nuovo per il linguaggio, le emozioni che ha suscitato. Un lavoro totalmente on the road, straordinariamente coinvolgente, fatto di storie molto intense».

La sera prima riusciva a dormire? Si trattava di irrompere nella vita delle persone…

«Ci rendevamo conto del peso e della delicatezza del nostro lavoro, un lavoro di grande responsabilità emotiva. Nella maggior parte dei casi la gente cercava di ritrovare questo legame: il vero padre, il fratello perso, la sorella che non si conosceva prima. Cambiamenti della vita molto importanti. Quello che ci siamo ripromessi di fare era quello di entrare in punta di piedi e metterci al loro servizio. Abbiamo voluto che fosse un programma di sentimenti trattato con grande sobrietà e grande delicatezza. Nella maggior parte dei casi andavamo ad arricchire la loro vita, perché si capiva che avrebbero continuato a frequentare chi avevano desiderato ritrovare. In altri casi un po’ si capiva che le persone che si vedevano davanti non erano le stesse che avevano immaginato. Ci sta anche questo. È la vita».

Nel suo futuro, ora, ci potrebbe essere un ruolo di «first sciura».

Suo marito Giorgio Gori è il candidato del Pd alle primarie del centrosinistra nella corsa a sindaco di Bergamo. Si ricorda quando le ha comunicato questa decisione?

«Il momento esatto non me lo ricordo. Ma mi ricordo le tante notti appoggiati alla spalliera del letto a parlare dell’opportunità o meno di fare questa scelta. Una scelta che dopo le prime perplessità ho sempre appoggiato e condiviso e che Giorgio ha fatto con passione. Lui ha alle spalle un lavoro importante a Mediaset e come produttore di Magnolia. Ma ad un certo punto ha deciso di riabbracciare un passione che aveva avuto fin da ragazzo e che sta perseguendo con grande umiltà e impegno. Quando mio marito decide di buttarsi in una cosa lo fa in maniera totalitaria. È da due anni che studia, viaggia, si confronta, incontra gente…».

Suo marito è stato uno dei supporter della prima ora di Matteo Renzi. Cosa le dice di lui?

«Che è una persona molto in gamba. Ma preferisco non parlare mai delle persone “de relato”. Anche se i giudizi sono di mio marito».

Suo marito è mai stato politicamente berlusconiano? Ha mai votato per Forza Italia?

«Mio marito non è mai stato berlusconiano politicamente. Da ragazzo era uno dei leader nelle assemblee studentesche, da giovane era socialista. È sempre stato uno dell’area di sinistra e non lo ha mai nascosto nemmeno quando militava in Mediaset. Del resto la bravura di Berlusconi è sempre stata quella di avere tra i suoi più stretti collaboratori anche quelli che non la pensavano come lui, come Enrico Mentana. Da due anni si è avvicinato a Renzi e ha individuato nella sua città il campo dove può mettere in pratica questa passione politica».

Qual è la qualità politica che gli riconosce?

«Se divenisse sindaco, sono sicuro che verrebbe totalmente assorbito da questo ruolo. Giorgio sa fare squadra. È la qualità che da sempre gli riconosco in tutte le cose che ha fatto. È un grande motivatore».

In famiglia come l’avete presa?

«I nostri figli sono stati contenti. Mia figlia Benedetta, la maggiore, si rammarica che non potrà votare perché compie 18 anni un mese dopo le elezioni, ma conta sulle primarie, alle quali - se non sbaglio - si ha diritto dai 16 anni in poi».

Lei è alessandrina di nascita, milanese per motivi di studio e bergamasca dopo il suo matrimonio. Vive in Città Alta, un privilegio. Ma Bergamo bassa la conosce, comprese le periferie?

«Che domanda: certo che conosco Bergamo bassa e conosco le periferie!».

Quali sono, secondo lei, le priorità per Bergamo?

«Aiutare i giovani a trovare un lavoro, aumentare le potenzialità di Bergamo come città turistica, una delle peculiarità cui non si è data troppo importanza in passato. E non dimentichiamo il tessuto industriale, perché Bergamo è una città laboriosa per eccellenza. Come tutte le città, ha persone disagiate e bisognose a cui bisogna dare assistenza».

Lei si è laureata alla Cattolica in Storia dell’arte. Quali sono, secondo lei, i gioielli artistici della città?

«La cosa più bella, che non finisce mai di stupirmi, è Piazza Vecchia. Il Battistero è meraviglioso, così come la Cappella Colleoni. E poi, vogliamo parlare del Teatro Sociale?».

Le aree da valorizzare?

«Trovo che sia assurdo lasciare andare in abbandono la zona della caserma Montelungo. Mi preoccupa la sorte del vecchio ospedale. Mi piacerebbe che venisse trasformato in Università o in centro di aggregazione: speriamo che non finisca smembrato e trasformato in appartamenti».

Dicono che il ruolo di first lady cambia la vita. Lei è pronta?

«Io appoggio Giorgio e farò tutto quello che posso per aiutarlo, anche da questo punto di vista».

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