Il narcotrafficante scrive al gip:
«Ho già pagato per quella droga»

Caro gip, ti scrivo. Lo ha fatto Pasquale Claudio Locatelli, 61 anni, di Almenno San Bartolomeo, conosciuto anche come «Mario di Madrid» uno dei più grossi narcotrafficanti nel panorama internazionale, in grado di movimentare tonnellate di hashish e cocaina.

Caro gip, ti scrivo. Lo ha fatto Pasquale Claudio Locatelli, 61 anni, di Almenno San Bartolomeo, conosciuto anche come «Mario di Madrid» uno dei più grossi narcotrafficanti nel panorama internazionale, in grado di movimentare tonnellate di hashish e cocaina, dipinto come «l’archetipo del manager della coca» nell’ultimo libro di Roberto Saviano «Zero zero zero».

Locatelli, che dal maggio del 2010 è detenuto in Spagna, nel carcere di Cadice, nelle scorse settimane ha ricevuto dal pm Maria Cristina Rota la richiesta di rinvio a giudizio per i 917 chili di hashish trovati in un garage di via Rosolino Pilo a Bergamo, nella disponibilità dell’ex carabiniere del Ros Gianfranco Benigni, considerato alle dipendenze del narcotrafficante.

Secondo la difesa di Locatelli, questo è un episodio su cui sta già indagando la Dia di Napoli e comunque la cessione della droga sarebbe avvenuta in Spagna, episodio per il quale il sessantunenne starebbe già pagando con la detenzione nelle carceri iberiche. Sono questi i concetti che Locatelli ha scritto nella lettera indirizzata al gup Tino Palestra, chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio presentata dal pm Rota.

Ieri in tribunale si doveva discutere del caso, ma il gip ha preferito aggiornare l’udienza al 22 gennaio. Nel frattempo compirà approfondimenti per capire se l’episodio dei 917 chili di hashish non sia già compreso in qualche altra inchiesta. Lo scrupolo del gip è quello di evitare il classico «ne bis in idem», e cioè scongiurare che un imputato sia giudicato due volte per lo stesso fatto.

È la fine del gennaio 2008, Benigni noleggia un furgone e parte alla volta di Madrid. Qui, stando alle ipotesi del pm Rota, incontra Locatelli che gli affida 600 chili di hascisc da portare in Italia, cellulari «puliti» con utenze spagnole e circa 3.000 euro per le spese di viaggio. L’ex Ros non sarà solo. Dario Ferraro, fratello della convivente di Locatelli, fa da staffetta su una Seat Leon , mentre su un’altra auto ci sono un uomo e una donna francesi . Il grosso dell’hashish è sul furgone di Benigni. I 600 chili vengono stoccati nel garage di via Pilo, ma si riveleranno un «pacco». L’hashish non è di buona qualità e a questo punto Locatelli, secondo gli inquirenti, avrebbe ordinato di integrarlo con 317 chili acquistati dal clan campano dei Mazzarella. Alla fine, però, la partita non si riuscirà a piazzarla nemmeno dopo un blitz in Calabria. Una «soffiata» permetterà successivamente agli investigatori di trovare la droga nel box.

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