Imu prima casa, la beffa
Si paga in più di 100 Comuni

Alla fine, si paga. Probabilmente non grandi cifre, prese singolarmente, ma una (piccola) parte dell’Imu sulla prima casa resta sul groppone di molti contribuenti e cioè di quelli che risiedono in quei Comuni dove è stata deliberata un’aliquota superiore allo 0,4%

Alla fine, si paga. Probabilmente non grandi cifre, prese singolarmente, ma una (piccola) parte dell’Imu sulla prima casa resta sul groppone di molti contribuenti e cioè di quelli che risiedono in quei Comuni dove è stata deliberata un’aliquota superiore allo 0,4%, l’aliquota standard per l’abitazione principale.

Nella Bergamasca parliamo di oltre un centinaio di Comuni e di più di 150 mila contribuenti, come dai dati nella tabella in queste pagine, elaborata dal Caf Cisl di Bergamo. La quota a carico dei contribuenti dovrebbe essere il 40% della differenza dovuta in seguito alla maggiorazione dell’aliquota, mentre il restante 60% sarà a carico dello Stato. Facendo un esempio, il Comune di Albino, che ha deliberato un’aliquota dello 0,5% per l’abitazione principale, avrà come eccedenza, da dividere tra Stato (60%) e cittadini (40%), lo 0,1%.

Il condizionale è d’obbligo. Anzitutto perché il testo del decreto non è ancora stato reso noto e poi perché la confusione sulla materia Imu è stata in questi giorni davvero molto alta. Da registrare, poi, le dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanni Legnini, per cui «in sede di esame parlamentare si potrà verificare se è possibile trovare ulteriori risorse per evitare questo problema. Se copriamo tutto va meglio per tutti». Da ultimo, per quanto riguarda la questione aliquote c’è anche da aspettare la scadenza della pubblicazione di tutte le delibere, prevista per il 9 dicembre. Nella Bergamasca ci sono ancora alcuni Comuni che devono deliberare.

Dicevamo della confusione. In questi giorni, a partire dal comunicato stampa diffuso subito dopo il Consiglio dei ministri di mercoledì scorso, si è susseguita una ridda di ipotesi diverse sull’Imu da pagare o meno e soprattutto sui Comuni coinvolti nell’ipotesi di un nuovo ricorso alle tasche dei cittadini. Il comunicato spiegava anzitutto che veniva abolita «la seconda rata dell’Imu 2013 sull’abitazione principale ad eccezione degli immobili classificati nelle categorie A/1, A/8, A/9». E fin qui tutto secondo le attese.

Poche righe dopo, però, ecco la sorpresa: «Per quanto riguarda il gettito ulteriore atteso dai Comuni che hanno deliberato per l’anno 2013 aliquote superiori a quella standard, circa metà dell’importo viene ristorata dallo Stato; a fini perequativi l’altra metà verrà versata dai contribuenti interessati a metà gennaio 2014, alle stesse scadenze già programmate per altri tributi».

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