Le proposte ai candidati sindaci
«Lavorare sul bello, basta consumo»

«Cinque anni fa, nel 2009, avevamo individuato i nodi dello sviluppo urbanistico della città di Bergamo, evidenziando delle criticità e dei rischi che si sono puntualmente verificati. Ora è necessaria una lucida prospettiva storica per ripensare in modo efficace e soddisfacente l’idea di città, in vista della revisione del Pgt prevista per il 2015»: comincia così il documento elaborato dalla Fiaip (Federazione italiana agenti immobiliari professionali) e presentato ieri a i candidati a Palafrizzoni. Erano presenti Franco Tentorio, Giorgio Gori, Marcello Zenoni e Rocco Gargano.

Il documento, dopo un’attenta disamina della situazione urbanistica, si conclude con una serie di punti cardine per il futuro.

Il punto di partenza di qualsiasi riflessione è che Bergamo è una città d’arte e un museo a cielo aperto, visitato da turisti di tutto il mondo, ed è necessario che qualsiasi intervento urbanistico rispetti e rispecchi questa sua natura. Le costruzioni devono essere improntate anche al «criterio di bellezza» e alla qualità estetica del manufatto. Occorre costruire per la storia non per un’operazione di business a tempo determinato.

Diamo per scontata l’intangibilità di Città Alta e dei coni visuali aventi Città Alta come sfondo. Situazioni di tappo ottico come il “muro dell’autostrada” o il recupero Enel non dovranno ripetersi.

Stop al consumo di suolo: questo principio ci sembra ormai acquisito da tutti.Puntare sul riuso del costruito, attraverso una riqualificazione urbanistica dell’area ed energetica dei fabbricati, dove sarebbe opportuna un’incentivazione del Comune con sgravi sugli oneri di urbanizzazione (dato che l’urbanizzazione già è stata fatta per gli edifici esistenti). Vediamo quindi positivamente il recupero di aree e contenitori dismessi, purché venga instaurato un corretto rapporto tra verde ed edificato: solo così si potrà richiamare in città quella fetta di popolazione che cerca una miglior qualità urbanistica nell’hinterland verde.

Grattacieli o case alte: nessuna preclusione di principio ma data la conformazione urbanistica di Bergamo hanno senso solo se pochi, di grande valore architettonico e intesi come perequazione di volumetrie di contenitori dismessi, dove si costruisce in altezza per demolire i vecchi edifici e realizzare aree verdi in superficie. No ai grattacieli a ridosso di centro storico, mura venete o zone residenziali di case basse: no alla «shangaizzazione» di Bergamo, che porterebbe al degrado della qualità urbanistica, con conseguente drenaggio di residenti verso il più vivibile hinterland.

Necessità di ripensare il tema della viabilità, dei parcheggi periferici e del potenziamento del trasporto pubblico come precondizione del recupero della vivibilità cittadina. L’edilizia convenzionata in vendita non deve superare il 10-15% del fabbisogno abitativo, con un maggior controllo del Comune sul rispetto della convenzione da parte dei costruttori. Per soddisfare le esigenze di social housing non edificare case nuove ma acquisire dai costruttori la cantieristica invenduta a prezzo di costo, anche a scomputo parziale o totale degli oneri di urbanizzazione per i nuovi interventi di recupero edilizio.

Ripensare al tema della Grande Bergamo come coordinamento delle politiche urbanistiche, viabilistiche, trasportistiche e infrastrutturali tra il capoluogo e i Comuni della cintura. Rilanciare la centralità dell’aeroporto come asset strategico per l’apertura al mondo dell’economia bergamasca, realizzando il collegamento ferroviario tra lo scalo di Orio al Serio e il centro di Bergamo.

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