Pontida, parla il macchinista
«Mai più tragedie come queste»

«Umanamente sono molto dispiaciuto per quanto accaduto, ci sono state due vittime e una terza persona è tuttora in gravi condizioni. Quello che mi auguro di cuore è che un incidente ferroviario così grave non si ripeta mai più».

«Umanamente sono molto dispiaciuto per quanto accaduto, ci sono state due vittime e una terza persona è tuttora in gravi condizioni. Quello che mi auguro di cuore è che un incidente ferroviario così grave non si ripeta mai più».

Francesco Di Bello, il macchinista del treno che la settimana scorsa ha investito al passaggio a livello di Pontida, parla, ma a fatica.

Abita a Lecco, vive ancora con la famiglia in una palazzina in via Lodovico Ariosto. Si è preso alcuni giorni di ferie dopo la tragedia che lo ha profondamente scosso anche se dalle indagini sta emergendo che il macchinista non sembra avere responsabilità: l’unico indagato per ora risulta essere Aurelio Carminati, il capostazione di Ambivere, o meglio il dirigente del movimento del convoglio, iscritto nel registro degli indagati a seguito dei primi accertamenti svolti dalla Polfer, esaminando i dati raccolti.

Dai ragionamenti del macchinista e da come si esprime, si intuisce che il giovane dipendente di Trenord sente di avere la coscienza a posto. Il pm lo ha sentito nella veste di testimone, non di indagato. Al magistrato aveva dichiarato di essere passato con il «verde», cioè con il segnale di via libera.

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