Rimborsi, 33 archiviazioni
Ci sono Belotti, Bettoni e Benigni

La Procura ha chiesto l’archiviazione della posizione di 33 consiglieri regionali ed ex accusati di peculato (inchiesta sui rimborsi). Tra questi, Daniele Belotti, Valerio Bettoni e Giuseppe Benigni. Rischiano invece il processo, Marcello Raimondi, Giosuè Frosio, Roberto Pedretti, Carlo Saffioti e Elisabetta Fatuzzo.

La Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione della posizione di 33 tra consiglieri ed ex consiglieri regionali accusati di peculato nell’ambito dell’inchiesta sui presunti rimborsi facili.

Tra i 33 politici o ex politici per i quali è stata chiesta l’archiviazione (oltre all’attuale parlamentare del Pd ,Pippo Civati) ci sono anche i bergamaschi Daniele Belotti (segretario provinciale della Lega), Valerio Bettoni (consigliere Udc all’epoca dei fatti), e Giuseppe Benigni, prima capogruppo dei Ds e poi esponente del Pd.

Come si legge nella richiesta di archiviazione è emersa una scarsa rilevanza economica del totale dei rimborsi richiesti che ha portato a ritenere gli indagati estranei «a quella volontà di approfittamento illecito delle risorse pubbliche».

Ma se per 33 tra consiglieri ed ex consiglieri regionali lombardi la Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione, per gli altri 59 indagati (in tutto sono 92) si profila la chiusura delle indagini in vista della richiesta di processo per peculato per le presunte spese «allegre» con i rimborsi pubblici. Tra loro anche gli ormai ex consiglieri Renzo Bossi, detto il «Trota» e Nicole Minetti. Quest’ultima, come era emerso all’epoca dagli inviti a comparire, si sarebbe fatta rimborsare anche il libro «Mignottocrazia».

Tra i bergamaschi che rischiano il processo ci sono 4 ex consiglieri - Marcello Raimondi, Giosuè Frosio, Roberto Pedretti e Carlo Saffioti - e un altro in carica, Elisabetta Fatuzzo.

Lo scandalo dei presunti rimborsi illeciti coi soldi pubblici dei gruppi consiliari, infatti, aveva travolto il Pirellone tra il dicembre 2012 e il gennaio 2013, quando in diverse tranche il dipartimento della Procura guidato dall’aggiunto Alfredo Robledo aveva inviato inviti a comparire e informazioni di garanzia a oltre 90 consiglieri, eletti in due legislature (nel 2005 o nel 2010), andando a toccare tutti i partiti di maggioranza e opposizione.

Nei prossimi giorni i pm, dopo aver chiesto l’archiviazione per 33 posizioni, chiuderanno le indagini in vista della richiesta di rinvio a giudizi per 59 tra consiglieri e ex consiglieri, tra cui gli allora capigruppo Luca Gaffuri (Pd), Chiara Cremonesi (Sel), Stefano Zamponi (Idv), Elisabetta Fatuzzo (Pensionati), Gianmarco Quadrini (Udc), Paolo Valentini (Pdl) e Stefano Galli (Lega). Tra coloro che rischiano il processo anche Renzo Bossi, il figlio di Umberto, indagato assieme al padre anche nell’inchiesta sui fondi del Carroccio, che avrebbe speso parte dei soldi del gruppo consiliare anche in videogiochi, sigarette e lattine di «Red Bull».

Rischia il rinvio a giudizio anche Nicole Minetti: le vengono imputate spese per un totale di circa 27mila euro in tre anni. Tra queste, 899 euro per un IPhone, «consumazioni» per 832 euro all’Hotel Principe di Savoia, «400 euro» per una cena da «Giannino», diverse cene in un ristorante giapponese, taxi, ma anche 16 euro (sempre soldi pubblici) per comprare il libro «Mignottocrazia» di Paolo Guzzanti.

Un altro dei «personaggi» dell’inchiesta che va verso la chiusura delle indagini è l’ex consigliere regionale lombardo della Lega, Pierluigi Toscani, che avrebbe speso soldi pubblici, tra l’altro, per cartucce da caccia e «gratta e vinci». Dagli inviti a comparire di un anno fa, inoltre, era emerso anche che l’allora consigliere Udc Gianmarco Quadrini avrebbe messo a rimborso anche la carta igienica. «Quattro coperti - tagliata di aragosta» era, invece, una delle spese contestate all’allora consigliere del gruppo Partito Pensionati, Elisabetta Fatuzzo. (ANSA).

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