Rissa al tempio, le solite facce note
Coinvolte nella vicenda Cantamessa

Sono quattro gli indiani denunciati per i fatti di domenica a Cividino, frazione di Castelli Calepio. Due sono arrivati da fuori provincia, dalla zona di Crema. Gli altri due, invece, sono volti ormai noti alle forze dell’ordine bergamasche.

Sono quattro gli indiani denunciati per i fatti di domenica a Cividino, frazione di Castelli Calepio. Due sono arrivati da fuori provincia, dalla zona di Crema. Gli altri due, invece, sono volti ormai noti alle forze dell’ordine bergamasche che indagano sulla lunga scia di sangue e di risse tra indiani, culminate l’8 settembre scorso nella tragedia di Chiuduno: si tratta di K. M., 34 anni residente a Telgate, e di L. L.

Entrambi erano sull’Audi A3 su cui la notte di Chiuduno c’era anche Kumar Baldev, assassinato insieme alla dottoressa Eleonora Cantamessa che stava cercando di soccorrerlo. K. M. era alla guida dell’auto e lui stesso nella rissa iniziata poche ore prima a Casazza e poi sfociata in due omicidi, era stato aggredito e preso a bastonate dai rivali della fazione Ram, inseguito da due di questi e ferito alla testa con una roncola.

Era riverso a terra, a pochi metri dal punto in cui la Golf guidata da Vicky Vicky, fratello della vittima, avrebbe poi travolto Kumar e la ginecologa di Trescore. Il trentaquatrenne aveva partecipato alla rissa e per questo figura tra i 17 indagati dell’inchiesta aperta dal pm Fabio Pelosi.

Ed è sempre lui, uno dei sei indiani arrestati per la rissa tre contro tre dell’11 gennaio fuori dall’oratorio di Bolgare, un episodio che si inserisce nella guerra in atto da anni tra gruppi di indiani che abitano tra Val Cavallina e Val Calepio, che vede fronteggiarsi in una lotta dai toni «tribali» le fazioni di Ram e Kumar. Davanti al giudice quella volta aveva dichiarato di essere stato minacciato perché aveva raccontato ai carabinieri quello che aveva visto la sera dell’8 settembre e per impedirgli di testimoniare al processo per la morte della dottoressa.

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