Sveglia con l'inno russo «a paletta»
ma i residenti non ne possono più

Roba da regime comunista, o quasi. Fossimo nell'Urss post secondo conflitto mondiale - che non esiste più, ora c'è la Russia -, quella che i russi chiamavano «grande guerra patriottica», forse avrebbe anche un senso. Ma qui siamo semplicemente tra Grumello del Piano e Lallio.

Roba da regime comunista, o quasi. Fossimo nell'Urss post secondo conflitto mondiale - che non esiste più, ora c'è la Russia -, quella che i russi chiamavano «grande guerra patriottica», forse avrebbe anche un senso. Ma qui siamo semplicemente tra Grumello del Piano e Lallio.

E – particolare non indifferente – sono le 5 di domenica mattina quando riecheggiano «a paletta» nientemeno che le note ben cadenzate e solenni dell'inno nazionale sovietico di Aleksandr Aleksandrov. La musica arriva dal centro sociale Pacì Paciana: fa caldo in questo ultimo fine settimana di giugno e le porte della struttura sono spalancate. La musica rimbomba contro i palazzi attorno, crea un gioco di echi che amplifica le note e costringe i residenti della zona a scendere dal letto e andare a chiudere le finestre.

«Insomma, a casa mia non posso tenere aperte le finestre a fine giugno?», spiega esasperato un abitante di Lallio, al confine con la via dove sorge il Pacì. La verità è che, inno russo a parte, la situazione per i residenti della zona – un centinaio di famiglie in tutto – sta diventando insopportabile. «Anche perché non ci dà retta nessuno – spiega l'abitante –. Chiamiamo carabinieri, polizia, sindaco di Bergamo, vigili, ma niente. Questa struttura sembra intoccabile. Eppure ci sono locali che, se non smettono di suonare alle 23,30 in punto, dopo cinque minuti si trovano lì i vigili a chiuderli. Qui invece tutti i sabato notte siamo alle solite: musica che va avanti per ore e ore, fino alla mattina dopo. Inutile chiamare le forze dell'ordine».

Leggi di più su L'Eco in edicola mercoledì 27 giugno


© RIPRODUZIONE RISERVATA