Camiceria Maffeis sbarca in Cina
Nuovo brand, con pure i guanti

Camicie tagliate a mano e cucite sartorialmente. Addirittura con bottoni, rigorosamente in madreperla o corno, che devono essere applicati con sapienza artigianale: uno dei bottoni utilizzati, in particolare, è sotto brevetto di un’azienda milanese e ha la caratteristica di essere conico con un unico foro per l’attacco.

Camicie tagliate a mano e cucite sartorialmente. Addirittura con bottoni, rigorosamente in madreperla o corno, che devono essere applicati con sapienza artigianale: uno dei bottoni utilizzati, in particolare, è sotto brevetto di un’azienda milanese e ha la caratteristica di essere conico con un unico foro per l’attacco.

Al Pitti la storica Camiceria Emanuele Maffeis di Bergamo porta le sue abilità artigianali, la competenza in un settore sempre più popolato dal made in China, e una voglia – non sempre così scontata – di stupire. Con tessuti di altissimo pregio, tra cotoni, cachemire e flanelle leggere, e stampe discrete che giocano sui reverse e si alternano nei colori. «Una collezione che parte dai modelli classici, sviluppa la camiceria da cerimonia che è tornata in auge, e si addentra anche su linee più moderne e casual, dal vichy al tartan, passando per fantasie maculate e spigate» spiega Paolo Maffeis, a Firenze con la moglie Stefania, suo braccio destro.

Una coppia che dalle camicie sta sviluppando un prodotto più globale, con all’orizzonte un progetto dal taglio innovativo: «Lo scorso giugno abbiamo aderito al progetto di un consorzio che unisce diverse realtà italiane del settore moda con l’obiettivo di esportare in Cina il nostro prodotto sotto un’unica nuova etichetta» spiega il titolare della Maffeis. Il consorzio di chiama “Dukes” e unisce 4 realtà nazionali, il brand creato è invece «Classe ducale» con cui «proponiamo un total look rivolto inizialmente al mondo maschile».

Maffeis è l’unico consorziato bergamasco e con lui c’è un’azienda emiliana che produce pantaloni, un’altra specializzata sulla profumeria e una sulle scarpe artigianali: «Uno stilista segue, dai nostri imput, la maglieria e i capispalla - spiega ancora -. A marzo inaugureremo il primo monomarca “Classe Ducale” in un mall di Qingdao, città costiera e turistica che si trova nella penisola cinese di Shandong - continua Maffeis -. È da due anni che lavoriamo su questo progetto e l’obiettivo è quello di estenderci a Est con questo marchio grazie a un partner cinese che ha investito sul nostro lavoro». In un mercato, questo, dove il made in Italy è un valore aggiunto e ancora sinonimo di qualità: «C’è fiducia nel prodotto e sullo stile creativo – continua -. Con questo brand noi vestiremo l’uomo cinese da capo a piedi». E le camicie arriveranno proprio dall’azienda di Borgo Palazzo dove lavorano una trentina di dipendenti: «Del resto la Cina è il mercato da sviluppare, già ora l’export copre il 90% del nostro fatturato, chiuso per il 2013 a 2 milioni di euro – continua Paolo Maffeis -. L’intenzione è di ampliare la produzione, e non solo sulle camicie». Già da alcune stagioni Maffeis si occupa infatti di una linea femminile con una decina di modelli tutti personalizzabili e, oltre alle sciarpe e all’underwear uomo, dalla scorsa stagione ha lanciato una collezione di guanti di pregio: «Nostri i modelli, li facciamo realizzare da un artigiano bergamasco» spiega Maffeis, con una collezione uomo e donna, dove materiali come la pregiata pelle di carpinchos si mixa alla lana cachemire, al montone e alla pelliccia: «Piacciono agli europei, ma anche a Usa e Russia, con totale possibilità di personalizzazione». Proprio come con le camicie, sempre più fatte su misura dei desideri dell’utente finale, con possibilità di scegliere anche il colore dei bottoni, con una vasta palette di toni. Mentre c’è un altro progetto nel cassetto che sarà concretizzato per la prossima stagione: una linea di pantaloni da uomo: «Pronti i primi prototipi, per il prossimo Pitti li lanciamo grazie alla collaborazione dell’azienda emiliana con cui siamo consorziati». Per diversificare il prodotto, ma con un monito: «Mantenere la nostra identità: artigianale e di alta qualità».

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