Finalmente meno licenziamenti
Ma i segnali di ripresa sono deboli

I segnali sono ancora molto deboli, ma il rallentamento della crisi comincia a vedersi attraverso un dato che ha sempre indicato una tendenza: quello dei licenziamenti, che per le aziende con più di 15 dipendenti, scendono a novembre sotto quota 200.

I segnali sono ancora molto deboli, ma il rallentamento della crisi comincia a vedersi attraverso un dato che ha sempre indicato una tendenza: quello dei licenziamenti, che per le aziende con più di 15 dipendenti, scendono a novembre sotto quota 200.

È la prima volta in Bergamasca, dopo molti mesi, che le cifre legate alle liste di mobilità evidenziano un arretramento così sensibile, se si pensa che, sempre per quello che riguarda i lavoratori legati alla legge 223 (aziende con più di 15 dipendenti) il dato di novembre, con 194 persone iscritte alla mobilità è nettamente inferiore a quello del mese prima, che si era concluso con 83 licenziati in più.

Pur mantenendo una comprensibile prudenza, anche il sindacato guarda con favore a quella che tutti si augurano diventi una definitiva inversione di tendenza.

«Pur essendo ancora molto deboli - dichiara Orazio Amboni della Cgil di Bergamo - cominciano in effetti a vedersi i primi segnali di rallentamento della crisi. I 194 licenziamenti entrati nelle liste di mobilità a novembre (con approvazione dei dati della sottocommissione regionale del 25 novembre) sono un dato molto basso rispetto agli altri mesi. Solo a marzo erano stati un po’ meno (191), va comunque assai meglio che a ottobre (277) o a settembre (683, ma vi confluivano i dati anche di agosto)». Va comunque ricordato che negli ultimi mesi dell’anno il numero dei licenziamenti tradizionalmente tende sempre a ridursi e che il totale dei licenziamenti da gennaio è pur sempre più alto del 2012 (3.365 a novembre 2013 contro 2.265 a novembre 2012, + 48,5%), «ma il rallentamento comunque c’è - sottolinea ancora Amboni - e, se la ripresa sarà sostenuta da adeguate politiche espansive (che ancora tardano), il 2014 potrebbe essere davvero l’anno di inversione di tendenza».

Ma, sempre secondo il sindacalista della Cgil, esso porterà con sè una pesante eredità: «l’economia bergamasca ripartirà, se ripartirà, - aggiunge Amboni - con numero di occupati inferiore (il calcolo previsionale della Camera di commercio è di circa l’1%, cioè 4.500 posti di lavoro del tutto persi). Il caso della Dalmine è emblematico: la ripresa produttiva, che c’è stata, ha lasciato per strada 202 lavoratori nel 2013 e 67 nel 2012». Senza contare che dall’inizio di quest’anno, i lavoratori inclusi ( piccole aziende fino a 15 dipendenti),in seguito ad una modifica legislativa che non finanzia più gli sgravi contributivi per la loro riassunzione, non vedono più conteggiate le loro liste.

Per quanto riguarda i settori, quelli che in provincia a novembre contano più licenziati continuano ad essere i lavoratori della meccanica (58), del tessile (41) e dell’edilizia (40).

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