Galbani, definita la nuova mappa
Per 62 trasferimento a 70 chilometri

Lo stabilimento della Galbani di Caravaggio entro l’anno chiuderà. La maggior parte dei lavoratori (131) sarà trasferita a Casale Cremasco, 62 a Corteolona (circa 70 i chilometri che dividono il paese da Caravaggio) e 11 a Certosa, sempre a una settantina di chilometri.

La mappa è disegnata, anche se sembra ancora possibile qualche piccolo ritocco. Il punto fermo è che lo stabilimento della Galbani di Caravaggio entro l’anno chiuderà, trasferendo le proprie produzioni (parliamo dei marchi Galbani appunto, Invernizzi, Locatelli e Cademartori) in altri siti lombardi del gruppo Lactalis Italia.

Dove vanno produzioni e addetti

Se taleggio, quartirolo e formaggi fusi approderanno allo stabilimento di Certosa (Pavia), la mozzarella cosiddetta palla e il gongorzola prenderanno la via di Corteolona, sempre nel Pavese, mentre la mozzarella palla light e le mini ciliege sono destinate a Casale Cremasco, in provincia di Cremona, il sito più vicino a Caravaggio, dato che la distanza tra un Comune e l’altro è di una decina di chilometri.

E ora veniamo alla questione più delicata e cioè al conseguente trasferimento dei 218 lavoratori, dato che il gruppo Lactalis, anche durante l’incontro di ieri con il coordinamento sindacale di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil in Assolombarda, non ha annunciato esuberi. Almeno di non considerano tali i 36 contratti a termine, che non saranno rinnovati. Con la riserva di aprire una procedura di mobilità volontaria per una ventina di persone occupate a Caravaggio e per una che lavora allo stabilimento di Introbio (Lecco), dove è stata annunciata la chiusura del reparto di confezionamento del gorgonzola che interessa 8 dipendenti su 20. In entrambi i casi si tratta di persone vicine alla pensione. Al netto dei pensionandi, il numero di dipendenti scenderebbe a 197, a cui si sommano i 7 di Introbio.

La maggior parte (131) saranno trasferiti a Casale Cremasco, 62 a Corteolona (circa 70 i chilometri che dividono il paese da Caravaggio) e 11 a Certosa, anche questa distante una settantina di chilometri.

I timori del sindacato

Mentre il gruppo Lactalis Italia fa sapere che assicura la massima collaborazione nella gestione di eventuali impatti sociali, ribadendo la centralità del nostro Paese e l’intenzione di rafforzare i rapporti con l’intera filiera del latte italiana, i sindacati si affidano ad una nota in cui affermano di «esprimere molte perplessità sulla riorganizzazione aziendale». «Riteniamo necessario un approfondimento più dettagliato su quali siano le politiche industriali del gruppo» e «confermiamo lo stato di agitazione con il blocco degli straordinari».

Incontro Martina-Besnier

Le parti si incontreranno di nuovo il 26 febbraio e oggi «svolgeremo tre assemblee con i lavoratori per fornire loro i dettagli dell’incontro», dicono Valentino Rottigni della Flai-Cgil e Gigi Bramaschi della Fai-Cisl di Bergamo -. Non siamo soddisfatti perché ancora non c’è chiarezza sul destino dei lavoratori a tempo determinato e in somministrazione al lavoro negli stabilimenti del gruppo».

Intanto, sempre ieri, il sottosegretario alle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha incontrato a Roma Jean-Marc Besnier, amministratore delegato di Lactalis Italia. E ha ribadito «la necessità di tutelare, soprattutto in questo particolare momento, le esigenze dei lavoratori e dei territori coinvolti da significative scelte di riorganizzazione aziendale».

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