Latte bergamasco: ok il prezzo
Le incognite: Europa e mercato

Tra presente e futuro, per il «latte» bergamasco pare proprio non sia un buon momento. Anzi. L’ultima «tegola» caduta sui produttori bergamaschi è l’annunciata chiusura di uno degli stabilimenti più significativi della filiera lattiero-casearia della nostra provincia.

Tra presente e futuro, per il «latte» bergamasco pare proprio non sia un buon momento. Anzi. L’ultima «tegola» caduta sui produttori bergamaschi è l’annunciata chiusura di uno degli stabilimenti più significativi della filiera lattiero-casearia della nostra provincia: la Galbani (ex Invernizzi) di Caravaggio che il gruppo multinazionale francese Lactalis ha deciso di fermare trasferendo lavorazioni e personale in altri propri siti produttivi.

E se ad oggi, la garanzia di continuità produttiva in altro loco fa rima con trasferimento dei conferimenti di latte dallo stabilimento di Caravaggio a quello di Casale Cremasco (Cr) o Corte Olona (Pv), i dubbi per il futuro non svaniscono.

«Lactalis oggi garantisce il mantenimento degli attuali volumi della raccolta latte che c’è su Caravaggio in altri stabilimenti in Lombardia, ma alla lunga?». La domanda se la pone Dario Vitali, vicepresidente di Confagricoltura Bergamo e presidente della sezione latte della stessa organizzazione. «È intuitivo che la presenza sul territorio di un presidio produttivo importante come quello di Caravaggio è una garanzia per la raccolta del latte sullo stesso territorio. L’allontanarsi geografico di questo presidio, ovviamente, espone il nostro latte al rischio di essere “superato” dal possibile utilizzo di latte proveniente da siti più lontani, magari europei (dalla Romania alla Polonia, ma anche dalla stessa Olanda) semplicemente perché economicamente più conveniente».

Un problema di non poco conto che, sviluppato sul concetto di «economicità», apre il discorso ad una serie di valutazioni più articolate. Partendo dalla questione prezzo del latte, transitando dai contributi europei al settore, per finire alla sostenibilità di tutto il sistema produttivo primario. Sul prezzo del latte la novità positiva è l’accordo raggiunto poche settimane fa sulla valutazione al litro: «44,5 centesimi: un prezzo soddisfacente rispetto alle condizioni di costi d’esercizio che le aziende affrontano». Ma sempre “al pelo”, come non manca di sottolineare Vitali: «Certo è qualcosa in più rispetto ai 42 centesimi in vigore fino ad ora, ma va ricordato che i produttori di latte sono sempre sotto scacco rispetto ai prezzi delle materie prime a sostegno dell’allevamento del proprio bestiame. Oggi, il prezzo va bene, ma dobbiamo incrociare le dita sperando che mais e soia non comincino ad andare sulle montagne russe».

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